I giovani a suon di decibel: «La mafia ci fa schifo»

In trecento al Museo del Tessile per fare muro contro l'infiltrazione di tipo mafioso. Forti parole di don Alberto Lolli, responsabile degli oratori: «I giovani ci chiedono risposte»

Don alberto lolli prete anti-mafia a Busto ArsizioQuasi trecento persone hanno cantato e urlato che Busto dice no alle mafie ieri sera (sabato) al Museo del Tessile nella prima iniziativa anti-mafia dei giovani delle parrocchie di Busto Arsizio, un lavoro che insieme a quello di Ammazzateci Tutti (presenti con un banchetto) sta facendo sviluppare una rete tra società civile e parrocchia sul tema della mafia e della legalità. Il lavoro svolto da ,don Alessandro Riboldi coadiutore dell’oratorio di Sacconago, gli stessi giovani di altre realtà parrocchiali con la regia di don Alberto Lolli sta portando alla creazione di un vero e proprio movimento in una città che, da sempre ligia alla tradizione, non ha mai creduto che organizzazioni malavitose potessero infiltrarsi anche qui. Sono in tanti al Museo del Tessile, tutti giovani tra i quindici e i diciassette anni, e mostrano la barriera culturale positiva che hanno imposto ai tentativi dei clan: stare insieme, musica dal vivo, visite nelle realtà più difficili dalle quali nascono amicizie e scambi.

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Gli ingredienti sono stati dosati negli anni dal coordinatore, giovane parroco ma già leader per capacità comunicativa con i ragazzi. Le sue parole, dopo quelle di saluto rituali ma importanti del sindaco e Monsignor Franco Agnesi, hanno ricevuto il lungo applauso dei ragazzi: «Non ci chiederanno se siamo stati credenti ma credibili – dice don Alberto – lo aveva detto il giudice Livatino, vittima della mafia, e lo facciamo nostro a chi ci chiede perchè la chiesa fa queste cose». Nessuna pretesa di avere le risposte in tasca, vuole dire ancora don Lolli ma tante piccole risposte di legalità «come quando si chiede lo scontrino al commerciante o non si approfitta delle amicizie per saltare la fila». I ragazzi degli oratori vogliono cominciare da lì e tengono "Libera" di don Ciotti come associazione di riferimento.

In una sala attigua al salone delle feste, dove hanno suonato diversi gruppi, un gruppo di giovani ha allestito una mostra con le foto di esperienze rimaste nel cuore di molti di loro. Come quando sono andati a Napoli, tra i ragazzi di strada del quartiere sanità o quando hanno visitato i pari età dello Zen di Palermo. I viaggi li ha organizzati don Alessandro, vero regista di tutti questi importanti momenti di scambio  e unione tra realtà apparentemente diverse ma che hanno bisogno delle stesse cose: i giusti valori e stimolo a informarsi, leggere, prendere posizione. Due striscioni con decine di nomi stampati completano il lavoro d’impatto: «Sono i morti per causa della mafia – dice ancora don Lolli – sono il punto di partenza dei nostri discorsi. Questa sera abbiamo visto che la città vuole sapere che cosa sta succedendo anche qui a Busto Arsizio. Presto ci saranno altri appuntamenti pubblici» – dice il prete e ci rivela il sogno: portare a Busto Roberto Saviano.

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Pubblicato il 24 Gennaio 2010
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