Le perfezioni provvisorie di Carofiglio

Torna in libreria un romanzo del magistrato barese con la quarta storia dell'avvocato Guerrieri. Sullo sfondo vicende di droga e prostituzione

È sempre un piacere leggere Carofiglio con le avventure dell’avvocato Guerrieri. L’attesa quindi per Le perfezioni provvisorie era davvero tanta. Le aspettative però sono state soddisfatte a metà.
Gianrico Carofiglio ha una scrittura davvero bella. Tutto scorre. Le parole, le citazioni, la colonna sonora (De Gregori, De Andrè e Conte in testa a tutti). Stavolta però c’è qualcosa che non soddisfa fino in fondo. Il libro ha come due tempi. Nel primo la storia serve per tracciare un piccolo sentiero lungo cui sviluppare una prateria di pensieri laterali. Emerge così con forza e dolcezza il personaggio dell’avvocato, così attento e sicuro nel lavoro e altrettanto in crisi nella vita privata. Belle le descrizioni di un Guerrieri alla ricerca di spazi e riti per scacciare la solitudine che lo attanaglia. Nel secondo tempo il ritmo prende cambia e centrale diventa arrivare alla soluzione del nuovo caso.
Non si può aggiungere altro per non guastare la lettura che comunque merita davvero molto.
Verso metà del libro c’è un uno scambio rapido di battute."Davvero nessuno dice la verità?" chiede Nadia all’avvocato. E la sua risposta arriva bella forte. "Tutta la verità nessuno. Quelli che dicono – e magari ne sono convinti – di essere sempre sinceri sono i più pericolosi. Non sanno di mentire inevitabilmente, non se ne rendono conto e sono prigionieri di se stessi".
I ricordi sono un altro cavallo di battaglia di Carofiglio. Magistrali alcune descrizioni nel suo precedente Ragionevoli dubbi. Qui a un tratto affferma che "non è che i ricordi si dissolvano e scompaiono. Sono tutti lì, nascosti sotto la crosta sottile della coscienza. Anche quelli che credevamo perduti per sempre. A volte ci restano per tutta la vita, lì sotto. Altre volte invece succede qualcosa che li fa ricomparire".
Il Guerrieri/Carofiglio gioca con i ricordi e la sua ironia è sempre in agguato. Per lui che fa delle citazioni dirette e indirette un punto di riferimento dei suoi lavori colpisce quando fa dire al suo avvocato che "chi legge troppi libri spesso fa cose di cui non c’è alcun bisogno".
E un po’ ci si sente chiamati in causa…

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Gennaio 2010
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