Un presepe fatto con il latte e con la pasta
A Valle Olona scatole di alimenti e cartoni del latte per costruire la capanna che accoglie la natività e i pastori: passata l'Epifania saranno distribuiti alle famiglie bisognose
La capanna di Betlemme a Valle Olona è fatta di zucchero, latte e pasta: è l’idea che è venuta al parroco, don Franco Trezzi, per rendere più solidale il Natale del 2009, alla conclusione di un anno che ha visto aumentare i casi di povertà anche tra le famiglie che fino a pochi mesi prima conducevano una vita dignitosa. «La raccolta viveri l’abbiamo sempre fatta, ma stava diventando un’abitudine. Visto il bisogno esistente, volevamo coinvolgere maggiormente i bambini e i ragazzi del catechismo durante il periodo dell’Avvento». Così don Franco ha dato il via alla raccolta di scatole di cibo e cartoni del latte trasformandoli in ‘mattoni’ con cui edificare la grande capanna, al cui interno sono state collocate le statue della natività e quelle dei pastori. Un presepe che non è solo simbolo della tradizione, ma anche uno strumento di carità e di condivisione.
«Per ogni domenica di avvento si è chiesto di portare un tipo diverso di alimento, in modo da averne secondo le necessità». Si è partiti con il latte, poi la domenica dopo la pasta, lo zucchero e gli altri alimenti. Il latte è stato raccolto due volte, per andare incontro ad un bisogno sentito soprattutto dalle famiglie con bambini.
«Ogni domenica abbiamo raccolto 120-130 “mattoni” impiegati per realizzare la capanna. A Natale i bambini hanno terminato la raccolta con le scatole di biscotti, con cui abbiamo fatto il tetto». In totale la parrocchia di Valle Olona ha messo insieme otto quintali di aiuti alimentari: nei prossimi giorni la capanna del presepe sarà smontata e i viveri saranno distribuiti dai volontari alle persone in difficoltà del quartiere. Ai casi già seguiti da tempo dalla Parrocchia – in particolare residenti delle case popolari – si sono aggiunte nuove famiglie e singoli, messi alle strette dalla perdita del lavoro o da tante settimane di cassa integrazione. Sono sia italiani che stranieri, alle famiglie e alle donne sole con bimbi si aggiungono anche molti anziani soli, che faticano ad arrivare alla fine del mese con la sola pensione. «I casi sono aumentati quest’anno, anche se non di molto: poche decine, su un migliaio di famiglie complessive». Nessuna emergenza, ma un bisogno a cui si deve comunque rispondere con continuità. Magari ricorrendo anche ad un po’ di fantasia, come ha fatto don Franco.
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