Una preistoria da patrimonio Unesco
La candidatura ufficiale delle "palafitte dell'arco alpino" sarà firmata domani a Parigi. Nel dossier un inventario che per la prima volta raccoglie tutti i siti preistorici del nostro territorio
Si fa sempre più vicina la possibilità che le storiche palafitte dell’arco alpino diventino ufficialmente "Patrimonio mondiale" dell’Unesco. Domani (26 gennaio) a Parigi i Paesi interessati, guidati dalla Svizzera, firmeranno la candidatura al prestigioso riconoscimento internazionale. Tra questi c’è anche l’Italia che presenta tra i siti preistorici anche l’Isolino Virginia di Varese. Il dossier è corredato da un inventario, per la prima volta standardizzato per tutti i Paesi, dei siti palafitticoli noti.
La firma del dossier per il Patrimonio mondiale dell’UNESCO segna una prima tappa importante nella candidatura dei «Siti palafitticoli preistorici nell’arco alpino». Un obiettivo raggiunto grazie alla stretta collaborazione internazionale, in cui la Svizzera ha svolto il ruolo di promotore, elaborando la candidatura dal 2004 insieme ad Austria, Slovenia, Italia, Germania e Francia.
Il valore storico – I «siti palafitticoli» sono resti di insediamenti preistorici in laghi e paludi nell’arco alpino. Fra le candidature in lizza ci sono 156 dei circa 1000 siti noti nei sei Paesi in questione, di conseguenza si tratta di una proposta seriale transnazionale per la lista del Patrimonio mondiale. In Svizzera sono coinvolti 15 Cantoni e si osserva un’alta densità di siti palafitticoli in particolare in prossimità di grandi laghi. È disponibile un elenco dei siti palafitticoli sul sito Internet dell’Ufficio federale della cultura UFC.
Il primo inventario internazionale – La collaborazione internazionale volta a salvaguardare il patrimonio culturale straordinario è uno degli obiettivi più importanti del Patrimonio mondiale dell’UNESCO. L’elaborazione della candidatura ha consentito di migliorare nettamente la cooperazione nell’ambito dell’archeologia dei siti palafitticoli: per la prima volta è stato possibile introdurre un inventario standardizzato per tutti i Paesi, che raccoglie l’insieme dei siti palafitticoli noti e rappresenta a livello cartografico i siti e la relativa zona di protezione attigua. Tramite indicatori, l’inventario fornisce informazioni sulla datazione, indica il valore particolare del sito in relazione al Patrimonio mondiale, definisce la zona attigua, lo stato di conservazione e le possibili minacce. Inoltre, l’inventario riporta informazioni sulla protezione legale, sulle misure tecniche di conservazione nonché riferimenti bibliografici.
Una nuova dinamica per la ricerca – L’inventario standardizzato e transnazionale apporta una nuova dinamica nell’archeologia dei siti palafitticoli: i Paesi interessati hanno avviato un piano di gestione comune, che comprende misure pianificate e previste a livello locale, regionale e nazionale. Funge inoltre da base per la futura collaborazione internazionale: sono stati pianificati diversi progetti comuni, nella fattispecie nell’ambito della ricerca e della conservazione così come della sensibilizzazione e della mediazione. Per la loro applicazione è stato fondato un gruppo di coordinazione internazionale.
La base per la scoperta delle prime società agrarie – I resti di insediamenti preistorici forniscono una testimonianza vivente delle origini e dello sviluppo delle società agrarie nell’arco alpino. Grazie a condizioni particolarmente favorevoli, si sono conservate in maniera ottimale le materie organiche di cui era costituita la maggior parte degli oggetti in epoca preistorica, non più reperibili in normali siti di terreno secco: legno, prodotti tessili, piante o resti alimentari consentono oggi alla moderna archeologia, ma anche a scienze affini come l’archeobotanica e la ricerca climatologica, di formulare precise asserzioni sulla vita nell’arco alpino in epoca preistorica. La densità straordinariamente elevata di siti e dati di ricerca, ripartiti su una zona geografica piuttosto vasta, consente di esprimersi in modo affidabile, di ricostruire gli sviluppi sociali e di avere una visione globale degli scambi culturali tra i diversi gruppi culturali.
L’importanza della candidatura – La candidatura dei siti palafitticoli è particolare e complessa, soprattutto perché il carattere eccezionale del suo valore non è tuttora visibile, dal momento che i siti sono ubicati sotto la superficie terrestre. Il materiale organico archeologico è assai sensibile e richiede condizioni di conservazione uniformi. La candidatura al Patrimonio mondiale dell’UNESCO contribuisce in maniera decisiva a illustrarne l’importanza a un vasto pubblico e a potenziare la tutela dei siti.
La decisione – Una volta che Jean-Frédéric Jauslin e i delegati competenti dei Paesi interessati avranno inoltrato il dossier di candidatura, nell’estate 2010 questo verrà sottoposto al vaglio degli esperti dell’International Council on Monuments and Sites ICOMOS, l’organizzazione consultiva dell’UNESCO. La decisione del Comitato per il Patrimonio mondiale sarà presa, al più presto, in occasione della sessione 2011.
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