Un uomo onesto e probo, ma a bocce era una schiappa

Il ricordo di Pier Fausto Vedani: dalla figura di avvocato di primo piano, alla militanza socialista fino ai tanti incarichi di rilievo ricoperti nella vita da Giovanni Valcavi e al campo da bocce di Villa Taborelli

Un uomo colto, onesto, generoso e ambizioso nel modo giusto: infatti nelle cariche istituzionali, ricoperte sempre con impegno, dedizione e la conoscenza piena dei problemi, perseguiva sempre la perfezione come autentico servizio alla comunità.
E’ stata lunga nel tempo la corsa dell’avvocato Valcavi per il bene della città e per soddisfazioni personali molto lontane da mondi, come finanza e banche, che praticava con successo: avvocato civilista di primo piano, divenne autorevolissimo giurista, in più occasioni grazie ai suoi studi, un riferimento per i magistrati della Cassazione.
E un esempio, strepitoso, di probità. Varese gli deve in gran parte la nascita dell’Università, la guida illuminata dell’ospedale di Circolo, di una delle nostre storiche banche e una sequela di iniziative personali di grande utilità.
La sua tranquilla, trasparente militanza socialista viene accostata a quelle di leggendarie figure come Aldo Montoli e Luigi Ambrosoli. Stipendi, gettoni, prebende erano oggetto di una sua totale complessiva donazione annuale ai meno fortunati. Davvero grande e silenziosa la gara a fare del bene nella quale era impegnato con altri personaggi del tempo.
Giovanni Valcavi era una schiappa invece a giocare a bocce. Il raduno, domenicale, era a villa Taborelli, a Sant’Ambrogio e riservato ai “carbonari” impegnati a far nascere l’Università.
Io seguivo il mio direttore Mario Lodi – molto si deve alla Prealpina se abbiamo avuto l’ateneo – e quando durante la partita la discussione sull’Università si approfondiva, regolarmente Valcavi nel gioco commetteva errori ancora più clamorosi e allora dai suoi compagni di squadra veniva…accompagnato in panchina.
I pallini li centrava poi alla grande quando era dietro una delle tante scrivanie per le quali era stato reclamato da più parti.
Io come cronista ho conosciuto bene e apprezzato anche un altro Valcavi: il leone che non esitava a scontrarsi per le sue idee, ma senza ricorrere ai megafoni mediatici, l’uomo che non dimenticava le sue origini e chiedeva agli amici di portare un fiore sulle tombe dei nonni in un paesino dell’ Appennino reggiano; il potente che voleva aiutare senza che lo si sapesse gente disperata. E la sua carità cristiana assunse  così dimensioni enormi.
Certi gesti furono rivoluzionari, come quello di distribuire azioni della “Prealpina” ai cronisti: mai chiese loro un favore, mai si ribellò per critiche esagerate.
Un personaggio positivo, gli piaceva la ribalta, ma per rappresentazioni serie, costruttive. Lasciava le farse agli altri,ai venditori di fumo. Ha segnato un’ epoca, non verrà mai dimenticato. Lo ricordo con ammirazione. Gli sia lieve la terra.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 28 Aprile 2010
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