Ivan Basso: la rinascita di un campione che ha visto l’inferno

Tra la vittoria al Giro 2006 e quella colta all'Arena di Verona sono passati quattro anni. Dalla debolezza iniziale alla crescita personale e sportiva: una "corsa a tappe" differente ma altrettanto importante

Milano 2006, Verona 2010: sono quattro anni esatti quelli che separano le due vittorie al Giro d’Italia di Ivan Basso. Quattro anni segnati, lo sanno tutti, dalla lunga squalifica per tentato doping in seguito al coinvolgimento in una inchiesta spagnola (la celebre "Operacion Puerto"): una pausa durante la quale ha ricostruito con meticolosità e sacrificio la sua rinascita personale e sportiva. Una storia che oggi, dopo che il campione di Cassano ha davvero chiuso il cerchio, merita di essere riletta e nuovamente raccontata nei dettagli: una vera e propria risalita dall’inferno fino al culmine del paradiso.

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Il trionfo di Ivan sui giornali 4 di 14

IL CRACK – La maglia rosa di Milano 2006 è ancora freschissima quando dalla Spagna rimbalzano le prime voci sui traffici strani di un medico (Eufemiano Fuentes), di un’intera squadra (la Liberty Seguros di Manolo Saiz) e di un folto gruppo di altri corridori. Tra questi viene nominato Basso, "Birillo" secondo il nome in codice: la calunnia pare un venticello ma a Strasburgo, al via del Tour, Ivan viene messo alla porta. Da lì è un susseguirsi di notizie, colpevoliste e innocentiste: a queste ultime si affida la Discovery Channel che cerca un nuovo Lance Armstrong. Basso firma e corre qualche gara con la formazione texana, senza risultati.

DA MILANO A MILANO – La città è la stessa, i luoghi e gli eventi no. A un anno di distanza dalla vittoria del Giro, Basso si presenta con un avvocato in un grande hotel del centro e ammette le sue colpe. «Quel sangue è mio, anche se non l’ho mai utilizzato». È la smoking gun, la prova del tentato doping: da lì a poco la squalifica diventa realtà e la data di rientro è di quelle che fanno male. Ottobre 2008, subito dopo il Mondiale di Varese. Per smuovere il capo dell’Uci, Pat Mc Quaid, non serve un’appassionata difesa di Marco Reguzzoni a Stoccarda nel 2007: un blitz che lascia facce imbarazzate ma non sortisce effetti.

L’ABBRACCIO DEL TERRITORIO – È ora di ricostruire, Basso lo sa e parte da chi gli è più vicino. Cassano, Gallarate, Varese gli vogliono un bene dell’anima, Ivan se ne rende conto e riparte dalla sua terra per rinascere. Le salite sono quelle giuste: Cuvignone e Campo dei Fiori lo accolgono sui tornanti dove Basso trova i riferimenti giusti, le strade attorno al lago (ma non solo) sono ideali per testare le cronometro. La Provincia gli strizza l’occhio facendolo testimonial in una scelta che non tutti condividono, uno sponsor locale (Tigros) lo affianca e lo "utilizza" per una riuscita campagna pubblicitaria, la "Binda" sonda il terreno per avvicinarlo alla Tre Valli. Qui Ivan capisce che la gente gli vuole ancora bene; una volta alla media "Vidoletti" (foto) è costretto ad arrampicarsi su un palco, assediato dai bambini che vogliono l’autografo. In un altro caso – la pedalata dell’8 dicembre al Brinzio – non finisce più di firmare cartoline e scattare fotografie. C’è anche spazio per la solidarietà: Intervita lo sceglie per pubblicizzare le adozioni a distanza, lui si reca in India e guarda in faccia la povertà assoluta. Tempo dopo incrocia l’associazione Bianca Garavaglia: un altro momento di riflessione e di aiuto a chi soffre che prosegue tutt’ora. 

SASSI E IL WEB – Il tempo trascorre, le certezze di un grande ritorno ancora non ci sono (al di là delle dichiarazioni di facciata) ma iniziano a crescere. L’aiuto, negli anni Duemila, viene anche da internet: con la rete il calore dei tifosi è sempre più vicino, sulla rete c’è spazio infinito per diventare cristallini. Ivan affida al suo sito i valori ematici, fisiologici e quelli tecnici dei suoi allenamenti. Dati che tutti possono tenere sottocontrollo, analizzare, valutare. Numeri che vengono dal lavoro con Aldo Sassi, preparatore al di sopra dei sospetti, gran capo del Centro Mapei di Castellanza: uno che si fida di Ivan e viene immediatamente ricambiato.

LA FIRMA PER IL FUTURO – La fiducia di Ivan cresce internamente, le squadre tornano a valutarlo e la svolta arriva con la chiamata della Liquigas, il team più forte d’Italia che lo vuole nonostante abbia già in scuderia gente come Pellizotti e Nibali. Ora Ivan è di nuovo un corridore a tutti gli effetti: sa che non potrà correre al Mondiale di casa ma sceglie la terrazza delle "Bettole" (foto) per dire al mondo come avverrà il suo ritorno in gruppo, con addosso una maglia tutta nuova.

QUEL VOLO PER TOKIO – Ballan si prende l’iride varesino, Ivan lo applaude e poi, finalmente, si imbarca con la bici da corsa al seguito. C’è solo una corsa tra la data del rientro e la fine della stagione, la Japan Cup: l’occasione buona per volare dall’altra parte del mondo e riattaccarsi il numero sulla schiena. Basso lo fa alla grande: si presenta all’arrivo con Cunego e Visconti e centra un terzo posto che in quel momento, nel suo cuore, vale una vittoria al Tour.

UN GIRO NON VALE L’ALTRO – Siamo agli ultimi dodici mesi. Basso vince il Trentino 2009 ma non trova il podio al Giro più importante, quello del Centenario, disegnato per un altro tipo di corridori. Ormai Basso è tornato a pieno titolo nel Gotha ma non riesce ancora a primeggiare: alla Vuelta è quarto, al Mondiale è bravo ma non bravissimo. In inverno cambia il calendario: non più una stagione da 100 giorni di corsa ma una più mirata. Il primo obiettivo grosso segnato sul taccuino coincideva con un luogo e una data: Verona, 30 maggio. Ora sappiamo tutti come è andata a finire. 

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Pubblicato il 31 Maggio 2010
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Il Giro ai piedi di Ivan 4 di 6

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Cassano aspetta Ivan 4 di 11

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