L’orgoglio per l’Insubria parte da uno studente libanese
Patrick Tayoun, libanese, 23 anni, al terzo anno di medicina è il primo studente straniero eletto nel Senato Accademico all’Università dell’Insubria di Varese
Certe volte, per essere orgogliosi di Varese e della sua Università, bisogna arrivare da lontano. E’ quello che succede a Patrick Tayoun, libanese, 23 anni, al terzo anno di medicina: il primo studente straniero eletto nel Senato Accademico all’Università dell’Insubria di Varese è anche uno dei più convinti sostenitori dell’ateneo.
E anche per questo ha deciso di fondare e farsi animatore di Varese Studenti , la nuova lista studentesca dell’Università dell’Insubria che ha decisamente vivacizzato una delle poche e poco sfruttate occasioni di democrazia per gli studenti dell’università, portando la partecipazione degli studenti da poco più del 10 al 20 percento. «E’ andata così perchè ci abbiamo lavorato sodo. Eravamo sempre tra gli studenti, avevamo una lista di gente che i ragazzi conoscono: abbiamo, forse, fatto venire voglia di partecipare anche a chi non votava più».
E anche per questo ha deciso di fondare e farsi animatore di Varese Studenti , la nuova lista studentesca dell’Università dell’Insubria che ha decisamente vivacizzato una delle poche e poco sfruttate occasioni di democrazia per gli studenti dell’università, portando la partecipazione degli studenti da poco più del 10 al 20 percento. «E’ andata così perchè ci abbiamo lavorato sodo. Eravamo sempre tra gli studenti, avevamo una lista di gente che i ragazzi conoscono: abbiamo, forse, fatto venire voglia di partecipare anche a chi non votava più».
Patrick, che conosce quattro lingue (francese, inglese, arabo e italiano), ha come programma una specie di mantra: «La fraternità tra studenti: vorrei che fosse facile studiare insieme, creare degli eventi. E poi vorrei puntare sugli scambi tra università: prima italiane e poi internazionali». Il neorappresentante del senato accademico vive, da quando studia qui, al DeFilippi: «Per me quell’istituto è la mia seconda casa. Lì ho dei cari amici con cui mi fermo a fine giornata, con cui condivido problemi e occasioni di felicità. E lì ho avuto l’occasione di conoscere persone straordinarie, tra gli altri anche il cardinale Dionigi Tettamanzi; sono stato assistito da rettori straordinari: don Luca Violoni prima e don Stefano Saggin ora, sono “dei grandi"».
Il futuro è in patria e da “medico degli occhi”: «Vorrei fare l’oftalmologo, tornare in Libano ed esercitare là. E dire “sono laureato all’Università dell’Insubria” sentendomi dire “ah caspita! quella conosciuta!”». A Varese ci è arrivato dopo un primo tentativo di studio a Milano: «Più che altro perchè avevo un fratello che studiava farmacia che ora sta per laurearsi: io sono partito dal Libano per studiare con lui. Poi però ho passato l’esame per Varese, così ho cominciato a fare il pendolare tra Varese e Milano. A dire il vero però, se si vuole studiare per bene, fare il pendolare è faticosissimo: così ho scelto di stare al De Filippi, ed è stata una grandiosa soluzione. Ho cominciato per esempio a conoscere la gente. E ho scoperto che non è affatto vero che i varesini sono chiusi: hanno solo bisogno di conoscerti. Ora, quando faccio il percorso dal De Filippi all’aula studio di piazza XX Settembre non faccio cento metri senza salutare qualcuno».
Patrick arriva da Zgharta «la città da cui sono usciti due presidenti del Libano», e quando è arrivato qui si è ritrovato come professore uno dei suoi miti fin da quando navigava in internet in patria: «Quando ho scoperto che il mio prof di oftalmologia era Claudio Azzolini, gli ho fatto vedere i suoi articoli, che mi ero portato dal Libano. E’ stato un onore conoscerlo e averlo come docente. Poi ho scoperto che l’università è piena di professori di fama e noti all’estero: c’è di che esserne orgogliosi».
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