Graglia: “Tutti dobbiamo cambiare”

Il presidente dell'Unione industriali della provincia di Varese ha presentato una relazione originale dove il paradigma è la metamorfosi a tutti i livelli: economico individuale, sociale, politico e associativo

Michele GragliaNulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma. Una legge della fisica che ben si puo’ adattare a questi tempi attraversati dalla più grande crisi che la storia del capitalismo ricordi. Per guardare al futuro, avendo di fronte questo Moloch, occorre attuare una metamorfosi che porti l’economia a cambiare passo, strategia e visione. E Michele Graglia, presidente dell’Unione industriali della provincia di Varese, il cambiamento lo prende di petto, senza il timore di deludere chi si aspetta la solita relazione fatta di riferimenti all’ Irap, alle infrastrutture carenti e alla burocrazia ossessiva. «Sono tutti argomenti fondamentali – dice Graglia- che non dimentichiamo e che condizionano la nostra vita ogni giorno. Siamo però certi che l’attuale momento storico richieda una riflessione profonda sui requisiti indispensabili per dominare il futuro e non esserne travolti: una nuova mentalità, un nuovo approccio ai problemi, una nuova etica».

La metamorfosi
, secondo  il presidente di Univa, deve avvenire a tutti i livelli: economico individuale, sociale, politico e associativo. Nessuno si puo’ tirare indietro. E’ questo il messaggio forte che arriva dall’assemblea generale dell’Unione industriali della provincia di Varese riunita a Malpensafiere di fronte a una grande platea di imprenditori, sindacalisti e politici di rango, tra cui il ministro dell’Interno Roberto Maroni, i deputati Daniele Marantelli (Pd) e Marco Reguzzoni (Lega Nord), il senatore Paolo Rossi (Pd) e il parlamentare europeo Francesco Speroni (Lega Nord).

Il cambiamento economico
– «Siamo passati da una logica lineare a una logica esponenziale» spiega Graglia. La crisi ha ridotto di colpo la produzione industriale del 25 %, come se avessimo fatto un salto indietro di 25 anni. I motivi sono da ricercare nel cambiamento degli assetti geoeconomici del pianeta, ovvero Cina e India ci hanno superato. «Nei paesi emergenti – spiega Graglia- si attende quest’anno una crescita dell‘8,7%. Lì in qualche modo bisogna esserci».
Oggi non si esternalizza solo il lavoro manuale, ma, ad esempio, anche la contabilità e tutte quelle lavorazioni che richiedono competenze intellettuali. Truppe di ingegneri, informatici, chirurghi ci guardano dall’Asia e si propongono a un mercato dove conta cosa conosci e non più chi conosci. «Stiamo parlando di funzioni, compiti, abilità di grado avanzati, che presuppongono istruzione alta, in qualche caso altissima, di cui in molti paesi emergenti inizia ad esserci abbondanza, addirittura più che nei nostri Paesi avanzati. E’ questa la novità. La tradizione manifatturiera ci offre un vantaggio competitivo da non sottovalutare, ma da sola non basta, occorre un cambiamento radicale dei nostri comportamenti d’imprenditori».

La Metamorfosi degli individui
– Il cambiamento riguarda tutti gli individui, nessuno escluso. Ognuno deve fare la sua parte, nessuno può’ chiamarsi fuori. «Tutti sono chiamati modificare le attitudini l’etica e i valori. I consumi diventano più selettivi –  dice Graglia – . E la struttura produttiva con le specializzazioni di ieri, non necessariamente sarà la stessa di domani. Una ragione in più per prepararsi alla metamorfosi».
Il cambiamento deve riguardare anche il livello valoriale. «Dobbiamo ri-condividere un codice etico che dia merito al merito»

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La politica – In uno scenario di cambiamento deve dare un segnale forte a fronte di un debito pubblico tra i più alti in Europa nei confronti del quale, secondo Graglia, la politica si muove con difficoltà. «La politica appare timida e quasi impotente, rispetto al peso di fenomeni di lungo periodo, come l’invecchiamento della popolazione, la scarsa crescita demografica, il forte aumento delle spese sanitarie, la necessità di drastiche iniezioni di modernità nel sistema educativo. La recente manovra varata dal governo, in stato di necessità, ha il merito di aver iniziato a introdurre alcune misure attese da tempo, ma sono ancora troppo pochi gli interventi strutturali in grado di incidere sulla formazione della spesa pubblica. La politica deve saper guardare al futuro e guardare fuori dall’orizzonte strettamente locale o nazionale».

Il patto locale – Il cambiamento riguarda il livello nazionale e locale, le associazioni datoriali e quelle dei lavoratori. «Il patto con il sindacato a livello locale ha sempre tenuto, anche in un periodo di crisi profonda come quello che stiamo attraversando».

La rappresentanza – Graglia supera il rigido schematismo del passato. «Una buona impresa non è né piccola né grande, è una realtà in cui si condividono e si realizzano sogni di crescita perché solo con una crescita forte l’Italia può’ sperare di allargare la partecipazione al benessere di creare posti di lavoro, di superare gli squilibri territoriali, di offrire ai giovani la speranza di mettere a frutto le loro capacità e le loro passioni. In questo contesto la crescita non è un retaggio del passato, ma prima di tutto un dovere».
In questo il ruolo dell’associazione diventa strategico nel cambiamento, perché il punto centrale non è dare servizi di assistenza alle imprese, o meglio, non solo quelli «ma saldare i legami e permettere di creare nei fatti le reti.  Bisogna costruire una nuova identità collettiva. La rappresentanza deve essere re-identificata. Occorre un associazionismo che si propone, come l’immagine scelta per questa assemblea, di tenere nelle mani la trasformazione».

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Pubblicato il 21 Giugno 2010
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