Per noi il dna non ha segreti

La Toma è stata la prima realtà privata italiana e tra le prime nel mondo ad occuparsi di diagnosi prenatale delle malattie genetiche. A due passi dal centro della città lavorano 70 giovani laureati in biologia e medicina

federico maggiSu una superficie di pochi millimetri ci sono tutte le informazioni genetiche. Il vetrino entra nel computer e nel giro di pochi secondi macina dati sul Dna del piccolo feto.
Sembra una magia e invece è l’ultima evoluzione della ricerca in materia di citogenetica. 
Federico Maggi non poteva pensare a cosa sarebbe diventato il suo lavoro quando trent’anni fa lasciò l’ospedale di Angera per fondare la Toma Advanced Biomedical Assays
Nel suo racconto, nei suoi occhi, si legge tutta la sua passione per un’attività che è qualcosa di più di un semplice lavoro. È orgoglioso di essere il protagonista di uno dei laboratori più importanti d’Europa per le diagnosi prenatali. La Toma è a due passi dal centro di Busto Arsizio. 
L’ingresso nella vecchia struttura completamente ristrutturata fa subito dimenticare il traffico di una zona fortemente urbanizzata, e ogni particolare è curato per accogliere quanti scelgono di andare lì di persona per fare le analisi. 
La Toma è stata la prima realtà privata italiana e tra le prime nel mondo ad occuparsi di diagnosi prenatale delle malattie genetiche. Grazie all’esperienza maturata e alle oltre 16mila analisi all’anno in questo delicato settore è stata scelta, insieme con un un centro francese, dal governo statunistense, a far parte di una commissione speciale che utilizza la tecnologia CGH array che permette un’analisi approfondita del genoma. 
TomaIl primo dicembre del 1979 era un sabato e lei nel volume che raccoglie trent’anni di storia ci ha tenuto a raccontarlo. Com’è nata la Toma? 
«Lavoravo nel laboratorio di analisi dell’ospedale di Angera, ma ero già affascinato dalla citogenetica. La struttura pubblica allora non offriva spazi per nuovi progetti e così appena la Regione Lombardia rese possibile aprire legalmente un’attività in questo campo, insieme con il mio amico, il dottor Giovanni Toia, fondammo la Toma».

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Che cos’è che caratterizza il vostro lavoro?
«La passione per quello che facciamo, la formazione e la ricerca. Abbiamo sviluppato diversi settori. Insieme con la citogenetica, che è il nostro settore avanzato, abbiamo anche un completo servizio di analisi di laboratorio di chimica clinica, immunologia, tossicologia. Non facciamo nessuna attività ambulatoriale perché lavoriamo con strutture di tutta Italia e non vogliamo fargli concorrenza. Noi trent’anni fa abbiamo creduto che non ha alcun senso far spostare le persone. È meglio muovere le provette e così è andata».

Quali sono state le tappe della crescita della Toma?
«Un momento importantissimo è stato l’incontro con il professor Giuseppe Simoni. Lui era già un affermato genetista studioso delle anomalie del corredo cromosomico. All’inizio iniziò a collaborare come consulente, ma subito dopo entrò nella società. Con lui gli studi l’attività della citogenetica divenne ancor più importante e successivamente inaugurammo anche un settore dedicato alla biologia molecolare. Insieme con questo affascinante lavoro facciamo analisi legate al mondo del lavoro e agli aspetti tossicologici. Funziona anche un servizio convenzionato per le analisi classiche. Un altro aspetto importante è quello dell’informatizzazione dei processi perché offre un processo di qualità al cittadino e allo stesso tempo i rischi di errore umano sono ridotti a zero.».

tomaA cosa serve la citogenetica?
«Analizziamo i villi coriali e il liquido amniotico per stabilire il cariotipo del feto. Questo ci consente di scoprire la base cromosomica di malformazioni, dimorfismi, ritardo mentale, ritardo di crescita sia nei bambini che nell’età adulta. Questo è il settore che assorbe la maggior parte del nostro personale anche perché sulla diagnostica abbiamo un protocollo molto rigido e ogni analisi viene valutata da sei diverse persone con due campioni diversi di vetrini. È fondamentale avere la certezza della diagnosi».

Quante persone lavorano oggi alla Toma?
«Settanta e sono tutti molto giovani per lo più laureati in biologia e medicina. L’80% sono donne. Per noi è una scelta strategica perché la professionalità femminile porta nell’azienda capacità, senso di responsabilità, sensibilità, impegno e praticità e questo fa la differenza. Le ragazze che lavorano qui quando devono comunicare che sono in gravidanza trovano sempre un sorriso e siamo felici di veder nascere tanti bambini. Qui cerchiamo di far conciliare carriera e famiglia. Sono molte le dipendenti che sono madri e noi grazie a una forte flessibilità le permettiamo di gestire al meglio questo duplice impegno».

Federico MaggiQuanta importanza date all’innovazione e alla formazione?
«Tantissima. È uno dei nostri punti di forza. Abbiamo rapporti con molti centri di eccellenza e con università. Nella nostra sede svolgiamo spesso convegni e seminari scientifici. Partecipiamo alla ricerca a diversi livelli e un esempio è il nostro impegno nella Biocell per quanto riguarda le cellule staminali del liquido amniotico. Un altro punto importante riguarda ricercatori e studenti che possono venire qui a svolgere la loro attività e per questo abbiamo previsto diversi spazi di accoglienza indipendenti in modo da poter avere tutto il comfort».

Nello suo studio il dottor Federico Maggi indica con orgoglio il suo primo microscopio con cui iniziò trent’anni fa questa impresa. «Allora eravamo in tre. Tanta passione e un po’ di fortuna ci hanno fatto partire. Ora contano ancora quegli ingredienti, ma la qualità el nostro lavoro viene dall’esperienza, ma anche da tanto studio e ricerca». 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Giugno 2010
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