Pippo sgozzò Carla per darle il colpo di grazia

L'avviso di conclusione indagini contro Giuseppe Piccolomo è un film dell'orrore: l'assassino staccò quasi la testa alla sua vittima. Ora si attende il processo

E’ un campionario degli orrori l’avviso di conclusione indagini con cui il pm Luca Pertrucci ha comunicato ai difensori di Giuseppe Piccolomo la fine dell’inchiesta delle mani mozzate. Piccolomo è accusato di omicidio volontario, come è noto, e anche di vilipendio di cadavere, con l’aggravante di aver agito con crudeltà e con premeditazione, come emerge dal fatto che aveva con se almeno due coltelli per offendere, quella sera, oltre ai quattro mozziconi gettati nella casa per depistare gli inquirenti.
Le perizie dei consulenti confermano che Piccolomo uccise la donna con numerosi colpi sia di pugnale che di punteruolo (forse un coltello fine usato per disossare i prosciutti). Il colpo mortale fu quello che raggiunse la povera Carla Molinari al petto e che provocò un forte versamento di sangue nei polmoni. L’assassino, per essere sicuro che la vittima fosse spirata, le diede un colpo di grazia sgozzandola anche se probabilmente era già morta. Un taglio molto profondo che arrivò fino all’osso, e che è stato praticato con forza tale da recidere quasi la testa.
Ai gravi indizi già emersi nei primi mesi delle indagini (l’omicidio è del 5 novembre) si è aggiunta la settimana scorsa la prova del dna: in un pugnale sequestrato nel comodino della casa di Ispra è stato rinvenuto il sangue di Carla Molinari. Un’ipotesi per spiegare l’errore commesso dall’indagato è che avesse già pulito la lama, ma infilandola ancora nel fodero l’avrebbe nuovamente sporcata.
La traccia nel coltello è l’errore più grande commesso dal presunto assassino, oltre ai già noti particolari che non quadrano nel suo alibi: come si è procurato i graffi in faccia? Dov’era al momento del delitto? La polizia non ha trovato nulla invece nella sua automobile e in casa tra gli indumenti. L’ipotesi è che abbia fatto sparire i vestiti che indossava quella sera, così come ha fatto sparire per sempre le mani. Nel frattempo è stata dissequestrata la villetta di Cocquio Trevisago dove è avvenuto il delitto, e restituita agli eredi. Piccolomo ha 20 giorni di tempo per chiedere di essere ascoltato. Considerando anche la pausa estiva la scadenza termini è fissata per il 15 settembre. Poi si andrà a processo. Al momento, l’avvocato difensore Simona Bettiati sta studiando la strategia processuale ma attende di leggere tutti gli atti. E’ probabile che possa chiedere il giudizio abbreviato ma c’è un po’ di suspence su quello che deciderà di fare Piccolomo: se confermerà l’ostinato silenzio tenuto fino ad oggi o se racconterà la sua verità ai giudici.

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Fotoracconto del delitto di Cocquio 4 di 13
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Pubblicato il 22 Luglio 2010
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