Cambiano i preti, ma la Chiesa non abbandona

Monsignor Luigi Stucchi, vescovo vicario, spiega le ultime scelte della Chiesa che rivoluzionano la vita di alcune parrocchi e invita le comunità a una maggior partecipazione

Novità nelle diurezioni delle parrocchie della DiocesiPreti che lasciano, sacerdoti che arrivano, vicari trasferiti. Le comunità parrocchiane del Varesotto stanno vivendo, in questi giorni, dei cambiamenti radicali. La Diocesi, per far fronte alla penuria di vocazioni, sta modificando la geografia delle comunità pastorali e le direzioni per non lasciarne senza cura pastorale. Lo stanno vivendo le parrocchie di Masnago, Avigno, Velate Bobbiate e Lissago che sono state accorpate, lo hanno già passato le comunità del centro di Varese e quelle di Induno. Comunità che oggi si sentono tristi o persino abbandonate, greggi senza più il pastore: « Il pastore non è eterno – spiega Monsignor Luigi Stucchi, vicario episcolape – Certo, quando si instaurano rapporti personali solidi, il distacco è sempre doloroso. Ma un conto è avere il magone, un altro è protestare. I sacerdoti vengono trasferiti perchè hanno accettato la proposta della Diocesi e hanno il diritto di poter andare verso la nuova destinazione».

Ma la comunità rimane sbandata…
«Il ruolo della Chiesa nella società, oggi, è profondamente diverso. Siamo in presenza di una penuria di vocazioni, è vero, ma anche se avessimo preti in abbondanza, l’organizzazione sul territorio non sarebbe più quella di un tempo. Oggi si mira al "presbiterio" dove un ristretto numero di preti cura l’educazione e il lavoro di una comunità allargata dove, inoltre, interviene un "direttivo" formato anche da laici e consacrati che garantiranno la continuità. Ci vuole maggior impegno e partecipazione nella vita parrocchiale da parte di tutti».

Quando si vedono risultati importanti, però, è naturale temere che non ci sia continuità se viene a mancare la figura leader. Soprattutto se si tratta di un prete giovane
«Se mancano i giovani preti è perchè i giovani non entrano più in seminario. Non ci si può meravigliare. Quando io ero parroco presi la decisione di far crescere un coadiutore laico giovane che rappresentò la continuità»

In altre comunità sono presenti molti sacerdoti stranieri. La risposta sarà questa?
«È possibile. D’altra parte la Chiesa lavora su un orizzonte più ampio. Oggi, qualsiasi prete può chiedere di andare in missione all’estero. Anche la nostra Diocesi ne ha inviati recentemente qualche decina. In quest’ottica potrebbero arrivare preti stranieri».

In base alla nuova organizzazione quindi, è necessario un maggior coinvolgimento della comunità. In questo modo le decisioni non sarebbero più vissute come "calate dall’alto"
« In particolare a Induno, però, la partenza del vicario era nota da tempo. Io stesso sono andato lo scorso 17 agosto a spiegare alle due comunità i prossimi cambiamenti. Non si può parlare di "fulmine a ciel sereno" se si vive e si partecipa alla vita comunitaria. Certo, capisco che per Induno, che ha già superato brillantamente l’accorpamento delle due parrocchie, si tratta di affrontare una nuova difficile e faticosa sfida. Ma sono certo che l’eredità lasciata permetterà di affrontare con lo stesso entusiasmo il nuovo cambiamento».

Far tesoro dell’insegnamento ricevuto, senza trattenere chi è chiamato ad altro incarico continuando con lo stesso entusiamso: questa la ricetta che Monsignor Stucchi suggerisce a chi oggi si sente abbandonato, per non far appassire il seme gettato.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 24 Agosto 2010
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