Conoscere le nostre radici

Alla festa del lago di settembre saranno presentati i risultati delle ricerche, svolte dall’Università degli Studi dell’Insubria, che rivelano il rapporto dei nostri antenati con il territorio insubrico

Il terreno può ancora parlarci? E come si fa per ascoltarne il linguaggio e trasmetterlo al pubblico in modo chiaro e diretto? E infine a chi appartiene il passato? Queste e altre domande si pone il progetto SITINET “GeoArcheositi – Censimento e Valorizzazione di Siti Archeologici e Geologici dell’Insubria”, domande che verranno affrontate e discusse durante la Festa del Lago del Segrino, sabato 4 e domenica 5 settembre 2010.
La Festa del Lago, ospitata da uno degli enti che costituisce la rete lombarda del progetto, sarà l’occasione per fare il punto sui risultati raccolti ad un anno e mezzo dall’attivazione di SITINET e sull’approccio innovativo che il progetto stesso ha adottato per valorizzare il territorio insubrico.
Si tratta infatti di un progetto internazionale che vuole aiutarci a conoscere le nostre radici, compiendo però un’operazione non di semplice “rimontaggio” di vecchi dati presi da periodici e monografie, ma effettuando ricognizioni direttamente sul terreno con metodi scientifici che permettono, senza quasi effettuare scavi, ma al più solo modeste trivellazioni manuali, di leggere, interpretare e riconoscere i luoghi dove l’uomo ha soggiornato nel passato e le sue interazioni con l’ambiente geologico locale.
Il Progetto SITINET è stato finanziato nell’ambito del Programma INTERREG Italia-Svizzera 2009 – 2011 e comprende una serie di partner istituzionali e scientifici del Ticino, Piemonte e Lombardia, guidati dalla Provincia Verbania Cusio Ossola nelle vesti di Capofila.
Il partner per la Lombardia è l’Università dell’Insubria, che ha aggregato una rete di sponsor (musei, comunità montane, parchi) essenzialmente ubicati nelle Provincie di Lecco e Como, con i quali sono stati lanciati progetti specifici di studio, divulgazione e promozione in campo geologico, archeologico e ambientale.
Sono oramai decine le UT (Unità Territoriali) scoperte nel “Triangolo Lariano” che devono poi essere decifrate usando metodi della biologia, della fisica e della chimica applicate all’archeologia come le datazioni al C14 (radiocarbonio) o l’antracologia (studio dei resti di incendi e focolari) o l’analisi petrografica dei ritrovamenti di manufatti in pietra, o la palinologia (studio dei pollini nei bacini lacustri e torbosi). Questi dati consentono di fare archeologia non sotto forma di elenchi e descrizioni, ma fornendo spiegazioni e informazioni sulla vita dei nostri predecessori: chi erano, quando sono arrivati, quanto sono rimasti, che tipo di economia e di sussistenza utilizzavano, quali erano i loro livelli tecnologici.

Le ricognizioni sinora attuate sono solo una parte delle ricerche programmate dal progetto e svolte dall’Università dell’Insubria attraverso la SAP-Società Archeologica, nelle Province di Como e di Lecco, grazie alla preziosa collaborazione di enti come il Parco del Segrino, il Museo di Erba, il Museo del Buco del Piombo, il Parco di Monte Barro, il Parco di Montevecchia e della Valle del Curone, il Laboratorio di Archeobiologia dei Musei Civici di Como e le Comunità Montane “Valli del Lario e del Ceresio” e “Triangolo Lariano”, il tutto condotto sotto una costante interazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia.
Il termine GeoArcheositi indica, però, anche lo stretto legame fra l’uomo e la “madre terra”, come si soleva declamare un tempo. Noi viviamo coi piedi appoggiati sul terreno e conoscere di cosa è fatto e che cosa c’è sotto questo terreno o sapere perché improvvisamente compaiano in un bosco dei massi giganteschi o cosa significhino le pieghe bizzarre in una stratigrafia rocciosa è qualcosa che fa riflettere o come crescono le montagne e come si sono formati i laghi della provincia lariana, stimola curiosità e bisogno di risposte, aiuta a guardare con occhi nuovi gli spazi aperti del nostro territorio, teatro potenziale di infinite escursioni.
Queste realtà scoperte e spiegate con semplicità ed efficacia saranno portate su un portale web internazionale consultabile da chiunque, che farà conoscere i GeoArcheositi più noti e quelli più reconditi del territorio dell’Insubria e attiverà visite innescate da semplici curiosità o escursioni culturali o gite d’istruzione o più semplicemente, rispondendo alle domande d’inizio, ci aiuterà a riappropriarci di un passato che ci appartiene.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Agosto 2010
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