Gallarate come Roma: “Abbattiamo le vecchie case popolari e ricostruiamole”
Mentre il sindaco della capitale Alemanno vuole abbattere Tor Bella Monaca, a Gallarate la proposta è già nero su bianco: una parte delle nuove case ospiteranno "a rotazione" i residenti delle case da ricostruire
Gallarate come Roma, la “ca’ di matt” di via Varese come Tor Bella Monaca. Altre dimensioni, certo, sia a livello urbanistico che come problemi sociali da affrontare. Eppure la strada da percorrere è la stessa: abbattere le vecchie case popolari, fare tabula rasa delle strutture più datate e fatiscenti per risolvere anche i problemi di degrado esistenti. Solo che mentre a Roma è solo un’idea buttata lì dal sindaco Alemanno durante un dibattito a Cortina (di certo la sede migliore per discutere di case popolari…), a Gallarate l’intenzione è già nero su bianco nel Piano di Governo del Territorio.
L’assessore Massimo Bossi aveva già spiegato l’idea prima dell’estate, parlando di «un progetto ben preciso per i prossimi dieci anni». Nel piano dei servizi del Pgt si parla infatti di 250 nuove abitazioni di edilizia residenziale pubblica, in cinque diversi complessi da realizzare prevalentemente nella zona sud della città (Cedrate, Arnate, Madonna in Campagna). Di queste, però, 150 sarebbero destinate ad accogliere nuove famiglie, mentre altre 100 funzionerebbero “a rotazione”, per ospitare temporaneamente i nuclei spostati da altri complessi Erp. «Potremo dare una casa agli abitanti, abbattere le vecchie case popolari e ricostruirle con criteri più moderni», spiegava Bossi.
Ma quali sarebbero le zone interessate? Si parla, ovviamente, degli edifici più datati, non solo come struttura in se, ma anche come concezione, quella appunto delle “case popolari” con grande concentrazione di persone: l’esempio più evidente è quello della “Ca’ di matt” di via Varese- piazzale Don Labria (nella foto), complesso di grandi dimensioni, risalente agli anni trenta, con abitazioni piccole e grandi ballatoi. Ma il programma riguarderebbe anche altri edifici datati: tra le case popolari da abbattere e ricostruire ci sarebbe quello di via Perugia a Madonna in Campagna, una corte a tre ali che ospita una trentina di famiglie, tra zona delle villette intorno via Firenze e quella dei grandi condomini. O ancora il “palazzone” di via Monterosa, praticamente l’unico complesso di case popolari in tutta la zona collinare di Ronchi e Crenna. Non è detto poi che le aree saranno le stesse su cui sorgono attualmente i complessi edilizi. Nel complesso si tratterebbe appunto di un piano che coinvolgerebbe almeno un centinaio di famiglie.
Interventi ambiziosi, che necessiteranno di grandi investimenti, in parte ancora da reperire (confidando in stanziamenti specifici dallo Stato), in parte legati allo sviluppo edilizio futuro in città previsto per i prossimi cinque anni: i costruttori impegnati in alcuni progetti in via Vespucci e in centro storico (individuati dagli “ambiti di trasformazione” del Pgt) realizzeranno a loro spese una parte degli interventi, in particolare quello di via Curtatone a Cascinetta. Qui l’espansione delle case di Edilizia Residenziale Pubblica si aggiungerà ai complessi realizzati negli anni Sessanta e Ottanta, andando ad occupare un terreno a ridosso della ferrovia e dell’autostrada A26. In attesa dei soldi, gli altri interventi (compresa l’abbattimento dei vecchi edifici) rimane ancora allo stadio di ipotesi.
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