Internet salverà le famiglie dal caro libri?
La riflessione di Luisa Oprandi, docente varesina, sull'utilizzo dei libri di testo nelle scuole. La soluzione all'acquisto dei volumi non può essere solo la compravendita: e se fosse il web?
“Se provassimo a impilare tutti i libri di testo usati nella carriera scolastica di uno studente medio creeremmo la più alta montagna di carta mai esistita… in più la metà di quei libri potrebbe essere intonsa, senza sottolineature, esercizi svolti e appunti”.
Trovo in un link, navigando in internet, questa sintesi che si potrebbe definire esagerata, se non fosse che proprio ieri mattina a scuola la mamma di un alunno mi ha chiesto come sia possibile farsi risarcire il costo di alcuni libri fatti acquistare lo scorso anno e “mai fatti usare”. La scuola non può ovviamente risarcire, ma deve riflettere e, un po’ tutti assieme, possiamo cercare delle soluzioni, dentro e fuori dalla scuola.
Il problema libri infatti esiste e non può avere sempre e solo come risposta la proposta utile e concreta di usare i siti di “compravenditalibri”, oppure di organizzare i mercatini dell’usato, nonché – se esistono le condizioni – di fare ricorso ai libri in comodato d’uso. Ben vengano questi supporti al costo enorme del “corredo librario” degli studenti; ma tamponano la questione, non la risolvono.
Una riflessione attenta richiederebbe forse che l’obbligatorietà (stabilita per legge e non per volontà del singolo docente) dell’acquisto del libro cedesse il posto al “consiglio” di acquisto: il docente, professionista della propria materia, riesce a fare lezione, volendo, anche senza manuale, facendo ricorso alla propria competenza analitica, sintetica, comunicativa, nonché agli strumenti di condivisione in rete delle fonti (ormai la quasi totalità degli studenti fa uso corrente del computer e di internet). Lo studente ascolterebbe, prenderebbe appunti, solleciterebbe nuove spiegazioni. Il libro lo acquisterebbe, se lo dovesse desiderare, come strumento da utilizzare a casa, per un lavoro personale di ampliamento. Uno strumento importante, ma non vincolante. Al massimo ci si potrebbe limitare a richiedere l’acquisto degli eserciziari laddove le discipline lo rendano necessario, lasciando libertà di scelta (non solo economica ma anche culturale) per i manuali di materie culturalmente tradizionali, quali le letterature, la storia, l’arte, la musica.
Sarebbe decisamente arricchente una scuola vissuta con l’abitudine alla ricerca, al reperimento delle informazioni da fonti diverse e alla pluralità delle stesse: stimolerebbe tante competenze lontane dalla ripetizione mnemonica di qualcosa di già preconfezionato. E sarebbe molto proficuo che la libertà dell’insegnante si accompagnasse alla libertà dello studente di informarsi sul testo che preferisce e mettere poi a confronto pensieri, idee, ricerche, dati.
Però il libro è utile, in alcuni casi, per alcuni argomenti, in caso di assenza da scuola è certamente necessario. Perché allora non pensare nelle singole scuole ad istituire di norma un servizio a “prestito breve”, mettendo a disposizione degli studenti, che abbiano bisogno di una consultazione per uno o due giorni, tutti i libri che le case editrici, nel momento della presentazione ai docenti dei libri da adottare, lasciano ai singoli insegnati. Così finisce che, negli anni, i professori hanno decine e decine di testi che non sanno più dove collocare e che sicuramente non usano contemporaneamente. Quindi inutilizzati. Se potessero essere questi libri patrimonio della scuola, servirebbero per prestiti mirati agli alunni in caso di necessità. Analogamente potrebbe essere praticabile che anche nei singoli comuni, convenzionandosi con le scuole e con le case editrici, ci sia attrezzi allo stesso modo, con un servizio di prestito in rete anche dei libri scolastici e magari affidando proprio ai giovani un progetto di questo tipo, che non solo renderebbe un utile servizio alla collettività ma renderebbe i giovani stessi protagonisti nel territorio, attivi nella comunità locale e costruttori assieme agli adulti del loro futuro.
Che l’istruzione non debba essere una fatica per chi non ha mezzi è infatti un obiettivo fondamentale di crescita culturale e civile di ogni Paese.
Gli scettici potranno obiettare che Internet non è affidabile; più di una volta abbiamo discusso l’attendibilità delle informazioni reperibili online arrivando alla conclusione che la Rete necessità di un filtro rappresentato dall’utenza stessa. In questo caso il filtro sarebbe l’insegnante, chiamato a selezionare il materiale adatto alle proprie lezioni, materiale condivisibile poi con la classe e fruibile anche da casa.
Su questo anche però si infrange l’idea e torniamo alla realtà. Come scrive Gremus Tutto ciò non è fantascienza, ma è già realtà in molti paesi europei. Ovviamente è necessario che anche l’Italia cessi di essere una macchia nera nell’interconnessione telematica globale. Il fatto che più del 50% della popolazione sia ancora non raggiunta dalla tecnologia ADSL è uno scandalo sul quale si infognano tutte le pretese di rilancio e crescita del paese.
Un commento raccolto dal blog Pollicino ricalca l’idea di Gremus. Marco scrive:
Il fenomeno dei rincari dei libri scolastici è indicativo della poca motivazione e, temo, cattiva preparazione dei nostri professori, in special modo nei riguardi delle nuove tecnologie della conoscenza (Internet, blog, wiki ecc.).
Tra i tanti c’è un progetto, Wikibooks, robusto, ambizioso, di dominio pubblico e facilmente accessibile, che consentirebbe a qualche professore di buona volontà di disporre di migliaia di libri di testo e, perché no, di contribuire alla loro stesura e al loro aggiornamento. A costo ZERO. ZERO. ZERO.
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