Ramadan ad Arnate, un gesto di fratellanza

Inizia il mese sacro dei musulmani che per il terzo anno si tiene negli gli spazi "prestati" dalla parrocchia. Don Adriano Colombo: "Facciamo un passo avanti". La comunità islamica ringrazia, "speriamo un giorno di poter contraccambiare"

arnate tendoneParte il Ramadan, il mese sacro ai musulmani in cui si digiuna per tutta la durata del dì per ricordare la rivelazione dell’arcangelo Gabriele al Profeta Maometto. Per il terzo anno di fila a Gallarate le preghiere si svolgeranno sotto un tendone presso lo spazio, inutilizzato, dell’ex oratorio dietro la chiesa dei Santi Nazario e Celso, nel rione di Arnate. È insomma ancora una volta la Chiesa a mostrarsi disponibile, con un atto di fratellanza tra fedi, a dare uno spazio che renda dignitosa, e soprattutto pubblica, come deve essere, la celebrazione del Ramadan.
Il parroco di Arnate, don Adriano Colombo, non gira intorno alle questioni e non si ferma alla superficie. «Il primo è stato un disastro» sospira, «nel senso che tutti mi saltavano addosso, sapete come la pensano tanti dalle nostre parti. Nel 2009, invece, come nulla fosse, il silenzio. Si sono viste reazioni feroci, tipo bulldog che abbaia ma poi si calma quando ha avuto il suo. Mi è rimasta sullo stomaco questa reazione iniziale: poi un sacerdote, certo, deve perdonare». La testa, la mentalità, dice don Adriano, non si cambia nè col mutismo nè reagendo in modo scomposto. È dunque il tempo di parole più misurate, anzi, della parola tout court? «Le parole ci sono, e intelligenti: quelle del Papa e dell’Arcivescovo, ma morire se i grandi mezzi di comunicazione danno loro risalto. Le cose intelligenti, nessuno se le fila».
Alle spalle, un problema di cultura, un problema politico, nel senso della polis, della civitas. Un problema di cittadinanza. Il parroco ha le idee chiare sul futuro: «È fisiologico che prima o poi ci sarà una moschea. Lo diceva già per la curia ambrosiana don Alberti» che cura i rapporti con l’Islam in chiave ecumenica. Per ora, la parrocchia mette semplicemente a disposizione uno spazio d’incontro. Quale alla fine, anche la moschea è, per eccellenza. ramadan arnate

Il discorso pubblico, alle nostre latitudini, appare bloccato. «La res, in senso filosofico, la realtà, non arriva, non passa», si parla troppo di contenitori e quasi nulla di contenuti. Perchè dovere cristiano è sì quello dell’accoglienza, della fratellanza, ma anche, per don Adriano, quello della conoscenza, dell’approfondimento, della coltivazione dell’intelletto attivo. «Cerchiamo di comportarci da esseri umani», dotati di raziocinio e della capacità di scelta morale, «non da scimmie. Reciprocità? Se ne è già parlato cento volte. Facciamo un passo avanti. Non basta avere un microfono in mano per comunicare. Servono le idee: invece torniamo sempre sugli stessi punti, ci giriamo intorno». E si perde fin il senso delle questioni. «Chi si lamenta lo fa magari, è successo, perchè ‘sessant’anni fa abbiamo fatto tanta fatica per sistemare questo terreno, gerle in spalla, e ora…’. Vorrei che qualcuno si decidesse a dire qualcosa. Vorrei ricordare che il fondo famiglia della Curia, attivato per la crisi, è venuto incontro a chi era in difficoltà senza distinzioni. Anche ad un imam marocchino, che si trovava al momento senza impiego».

Per la comunità islamica Hamid Khartaoui è grato dell’occasione che da tre anni la parrocchia di Arnate offre. «È una grande apertura quella della Chiesa gallaratese. Ci ospitano in casa loro; e speriamo vivamente di poter ricambiare, ospitandoli a nostra volta quando avremo una casa nostra. La speranza c’è sempre». Tutto è pronto perchè si compiano i riti, anche sul piano amministrativo: «la documentazione è stata presentata, per noi è tutto in regola». Le nostre festività sono fisse, quelle islamiche, a causa del calendario lunare e non solare, slittano durante l’anno (il nostro anno). Così il Ramadan negli anni cade in stagioni diverse. Particolare poco rilevante alle latitudini della Mecca, di più alla nostra, dove le giornate estive sono lunghe. «Se il sacrificio richiede qualcosa in più, tanto più è grato a Dio» osserva Khartaoui.
Questa sera, in quella che per i cristiani è la notte di San Lorenzo, la notte delle processioni, delle stelle cadenti e dei desideri, i fedeli musulmani pregheranno, quindi potranno rompere il lungo digiuno iniziato al sorgere del sole. Una preghiera supplementare, rispetto all’uso abituale, accompagnerà i riti, gli stessi da oltre tredici secoli.

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Pubblicato il 10 Agosto 2010
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