Ansie da prestazione e insuccessi scolastici: prendiamoli con filosofia

Un "laboratorio dei pensieri" in aiuto ai ragazzi dei licei Candiani, Crespi e Pantani. Non solo psicologia, ma neuroscienze e filosofia per imparare l'arte della relazione con "l'altro da sé"

Contro frustrazioni, problemi e insuccessi scolastici, un vero "laboratorio dei pensieri". Prende forma in questi termini il progetto, cofinanziato dal Fondo Nazionale Politiche Sociali, che l’assessorato ai servizi sociali del Comune di Busto Arsizio coordina, contribuendovi a sua volta. Il tutto è organizzato dal Centro Pegaso, che da tempo segue gli adolescenti sul piano psicologico ed evolutivo. All’iniziativa presterà la sua collaborazione la d.ssa Ernestina Politi, psichiatra e docente di psicopatologie presso l’Università Vita salute del San Raffaele a Milano.
Aiutare i ragazzi delle scuole superiori a comprendere tutta la difficioltà, ma anche la bellezza, della relazione, come chiave per costruirsi un’identità riconoscendo l’altro da sè. Un processo difficoltoso, che vede nell’adolescenza una tappa chiave nella definizione della personalità: una tappa non a caso segnata da angosce, ansia, fatica di vivere che spesso si manifestano anche nell’insofferenza in famiglia, nel rendimento scolastico altalenante o scarso.

Il progetto è stato presentato stamane in comune dall’assessore Mario Crespi con Patrizia Corbo, educatrice e responsabile del Centro Pegaso, e i dirigenti dei tre istituti scolastici coinvolti: Andrea Monteduro per l’artistico Candiani, Cristina Boracchi per il liceo classico e linguistico Crespi, Rosario Vadalà per il liceo della comunicazione a indirizzo sport intitolato a Marco Pantani.
Politi e Corbo terranno gli incontri con gruppi di ragazzi degli istituti, "volando alto" in termini anche culturali perchè la chiave di lettura non sarà puramente psicologica, ma anche filosofica. Con le moderne neuroscienze e l’etica connessa a fare da filo conduttore per aiutare i ragazzi a capire che si cresce spostando l’attenzione da sé all’altro. L’incontro, la relazione è strumento di crescita: la scuola ne è un luogo naturale, è il luogo dell’amicizia, dei primi sentimenti, ma anche della tensione, dell’esame, delle scelte, delle contraddizioni.
Il progetto ha alle spalle già attività promettenti di questo tipo, avviate da tre anni al liceo Candiani, ma anche al classico Crespi. Fra gli obiettivi, rimarcava l’assessore, c’è anche quello di aiutare le famiglie in un momento delicato come il passaggio dei ragazzi alle scuole superiori. Collaborazione altamente proficua per il preside del Candiani, Monteduro, che rimarcava l’accento sulla responsabilità, sullo spirito di servizio insito nell’iniziativa che va a interessare istituti già considerati di alto livello. Per il liceo Pantani l’intenzione è quella di concentrarsi su progetti che riguardino le età di passaggio: dunque i "primini" e i maturandi, chi "entra" e chi "esce" dagli anni chiave della formazione liceale. Al classico Crespi il taglio è quello di un vero e proprio "counseling filosofico".

I dirigenti scolastici hanno infine voluto rimarcare che quanto al problema degli insuccessi e della dispersione scolastica, Busto Arsizio può vantare risultati migliori della media nazionale. In pochi anni le bocciature al liceo Candiani, ad esempio, sono scese dal 20 al 12% nel primo anno, quando la media nazionale è tuttora attesta sul 19% circa; e senza venire meno a criteri di selettività. Permane un problema lamentato spesso dai docenti universitari, quello del livello culturale di chi esce dalle scuole superiori: sia chiaro, è un problema a livello nazionale, non locale. Messi di fronte a questa critica che periodicamente viene dal mondo universitario, i dirigenti scolastici da un lato trovano discutibile l’impostazione di certi test d’ingresso all’università, troppo nozionistica, dall’altro pongono l’accento sul contemperare conoscenze e competenze, il "sapere" col "saper fare" e il saper usare le nozioni. Ma soprattutto appare importante integrare i vari livelli di istruzione, anche per non farne "stanze separate" in cui si entra "al buio". Come sottolinea il preside Monteduro, servirà dunque «un "curriculum verticale"» che, come quelli già provati tra medie inferiori e biennio delle superiori, ricolleghi gli studi liceali (o professionali) con l’università.

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Pubblicato il 20 Settembre 2010
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