“L’Italia uscirà bene dalla crisi”

Lo afferma l'economista Marco Fortis, vice presidente della Fondazione Edison: «La ricchezza finanziaria delle famiglie italiane è tale da poter pagare due volte il debito pubblico»

marco fortis

Al Teatrino Santuccio, purtroppo, mancava la casalinga di Voghera, cioè la gente comune. Una platea numerosa e qualificata, composta da industriali, banchieri, bancari e politici, ha seguito con un’attenzione quasi religiosa la relazione di Marco Fortis, vice presidente della Fondazione Edison.

Ascoltare la relazione dell’economista – esemplare per chiarezza e semplicità di esposizione – sugli effetti della crisi in Italia, avrebbe fatto bene a chiunque, perché si è trattato di un bagno di ottimismo, non solo per Ubi-Banca Popolare di Bergamo e Univa, organizzatori dell’incontro – ma per l’intero sistema paese spesso penalizzato da un’immagine che non sempre corrisponde alla realtà dei fatti. La lezione di Fortis invece insegna, sulla base dei dati economici, che l’Italia è migliore di come viene descritta.

Mentre gli astri nascenti dell’Europa, ovvero Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna (Pigs), sono tutti in infermeria, l’Italia del manifatturiero, della piccola e media impresa e del “nanismo” bancario ha retto l’urto della crisi meglio degli altri paesi ricchi. Per capire questa situazione, secondo Fortis, bisogna tener conto non solo del debito pubblico ma anche di quello dei privati. Il Gdd (Gross domestic debit), indice che misura l’indebitamento delle famiglie, ci dice chiaramente che gli italiani sono poco indebitati e amano risparmiare. «Noi abbiamo lo stesso debito pubblico della Grecia – spiega Fortis – ma la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane paga due volte il nostro debito, mentre quella dei greci ne paga a malapena la metà». Le famiglie del nord Italia sono quelle che finanziariamente stanno meglio in Europa (Fonte Fondazione Edison), mentre il sud Italia è in dodicesima posizione.

Anche il mito della crescita se messo sotto la lente d’ingrandimento della crisi rischia di essere ridimensionato. «Per dieci anni – continua il professore – abbiamo letto che l’America  cresceva per via degli investimenti in ricerca e sviluppo, per la cultura della meritocrazia e tante altre belle cose. In realtà gli Usa crescevano grazie alla bolla speculativa immobiliare senza la quale erano ancora fermi a una crescita dell’1%. In Irlanda i titoli tossici erano la metà del pil e la domanda interna esplodeva».

Le banche italiane hanno mantenuto un profilo di rischio molto basso (8,1%, 168, 7 milioni di dollari – Fonte: bank for international settlement) perché si sono esposte poco nei confronti dei paesi colpiti dalla crisi (Pigs, Gran Bretagna e Stati Uniti), a differenza di quelle francesi e tedesche che invece oscillano rispettivamente tra il 52,8% (1.393, 6 milioni di dollari) e il 49,6% (1.617,7 milioni di dollari). Fortis non parla di politica ma questa situazione è anche il risultato del rigore dei ministri del Tesoro italiani che, a partire dalla manovra finanziaria “lacrime e sangue” di Giuliano Amato varata nel 1993,  fino a quella più recente di Tremonti, passando per Ciampi, «hanno mantenuto la stretta necessaria sui conti pubblici».

Le nostre imprese esportano molto e il manifatturiero è tra i più competitivi al mondo: secondo il Trade performance index, siamo ancora dei campioni nel tessile -abbigliamento e nel cuoio-calzature, nonostante la Cina, e secondi nella produzione delle macchine elettriche. L’Italia, per Fortis e per l’agenzia di rating Moodys, sarà dunque uno dei paesi che uscirà meglio dalla crisi insieme alla Germania. «Avremo ancora un anno e mezzo di difficoltà. La nostra crescita è  più lenta, perché siamo i migliori a produrre certi beni, ma gli altri non hanno ancora la forza per comprarli. E se l’Italia  non commette errori drammatici in politica economica, rischia di fare una bella figura».
«Sono d’accordo – chiosa il presidente di Univa, Michele Graglia – non siamo messi così male, ma bisogna mantenere alta la soglia di attenzione e aumentare la credibilità e il rispetto verso il nostro Paese».

(foto sopra, da sinistra: Michele Graglia, Victor Massiah consigliere delegato Ubi Banca e moderatore dell’incontro, Emilio Zanetti, presidente Banca Popolare di Bergamo, Marco Fortis)

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Pubblicato il 16 Settembre 2010
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