“Questo lavoro lo capisci solo sul campo”
Diana Bassani è partita dopo gli studi a Milano per il Pakistan dove sta aiutando la popolazione colpita dall'alluvione
«Questa è la mia prima esperienza sul campo», racconta Diana Bassani, operatrice partita dal Varesotto per andare in Pakistan con il Cesvi.
«Ho studiato Relazioni Internazionali a Milano e poi ho fatto un corso post laurea in Progettazione per la cooperazione che ho finito a giugno di quest’anno».
Diana è disposta a raccontarci la sua esperienza in Pakistan, dove era andata per seguire tutt’altri progetti e si è trovata immersa nella terribile tragedia del dopo alluvione. Un racconto doppiamente importante, sia per capire come può muoversi chi decide di lavorare per una ong, sia per puntare l’attenzione sul cataclisma che si è abbattuto sul Pakistan e sulla terribile realtà che si è lasciato dopo il suo passaggio.
«Dopo il corso post laurea avevo bisogno di fare un’esperienza con una ong – racconta Diana – dato che durante il corso ho lavorato part time per una ong a milano, ho deciso di fare un’esperienza all’estero, perché questo lavoro lo capisci soltanto se vai davvero sul campo».
Quindi ha fatto domanda al Cesvi ed è stata presa. «Sono partita il 25 giugno direzione Islamabad ed eccomi qua. Diciamo che questa esperienza è partita in modo tranquillo. Il primo mese avevamo i nostri due progetti di sviluppo in corso quindi i ritmi di lavoro erano accettabili. Il 22 luglio però è cambiato tutto. Con l’alluvione anche la nostra vita è cambiata e ora stiamo lavorando full time per l’emergenza. Abbiamo un progetto di emergenza di tre mesi a Nowshera che è iniziato il 15 settembre e stiamo preparando un progetto di 6 mesi con ECHO in Punjab (l’agenzia per l’emergenza della commissione Europea). Un ulteriore progetto per un altro distretto (Shangla) è stato presentato e dovrebbe partire a ottobre».
In Pakistan – racconta Diana – «è stato stimato che un’area grande quasi quanto l’Inghilterra è stata sommersa o allagata. i danno sono enormi, soprattutto alle infrastrutture come strade, ponti e sistemi idrici (soprattutto nelle zone montagnose del nord) e all’agricoltura e all’allevamento. Io son qua da poco più di due mesi ma posso dire che la cultura pakistana mi piace moltissimo. I pakistani sono delle persone davvero disponibili, amichevoli e davvero se sei un loro ospite ti trattano come un re».
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