Senza benzina per tre giorni “così il governo si sveglia”
Dal 15 al 17 settembre sciopero dei benzinai. Le richieste: bonus fiscale, azzeramento commissioni per le carte di credito, rapporti con le società petrolifere, ristrutturazione della rete di distribuzione e sicurezza. «L'ex ministro Scajola aveva promesso un tavolo di lavoro, ma è tutto fermo»
Tre giorni , dal 15 al 17 settembre, senza benzina e gasolio sono un’eternità, e i benzinai lo sanno. Il rischio di bloccare il Paese è reale, ma loro sono determinati ad andare fino in fondo perché si sentono abbandonati dal governo. «L’ex ministro Scajola ci aveva fatto delle promesse che ad oggi non sono state mantenute – spiega Giorgio Speroni, fiduciario provinciale dei benzinai della Confcommercio -. Il tavolo di lavoro è fermo e noi aspettiamo delle risposte».
Le promesse non mantenute sono molte e riguardano: il bonus fiscale (una somma calcolata in base ai litri di carburante erogato che il benzinaio detrae dal reddito imponibile), la ristrutturazione della rete di distribuzione, i rapporti con le compagnie petrolifere per la liberalizzazione, la revisione delle commissioni da pagare alle società erogatrici delle carte di credito e la sicurezza. «Questo sciopero riguarda anche i consumatori – continua Speroni – perché da tempo insistiamo per l’azzeramento della commissione per chi paga il pieno di benzina con la carta di credito, ma non siamo mai riusciti a ottenerlo. Questo aspetto è strettamente legato alla nostra sicurezza perché se non azzeriamo quella commissione i clienti saranno meno incentivati a usare la carta di credito e aver troppo contante in cassa per noi è un rischio».
Il margine di un benzinaio è di circa il 3 per cento sul carburante erogato, ma anche loro devono sborsare una percentuale sui pagamenti effettuati con la carta di credito. «Per noi si aggira intorno allo 0,9 per cento – conclude il fiduciario di Confcommercio – che non è poco se paragonato al nostro guadagno. E poiché le banche non ci sentono, dovrebbe essere lo Stato ad intervenire, visto tutti i soldi che versiamo e considerato il grande numero di ore lavorate».
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