Saviano: «La ‘ndrangheta decide dell’economia del Nord»

Lo scrittore, nella seconda puntata di "Vieni via con me", parla degli affari dei boss in Lombardia e attacca la Lega Nord sul suo territorio: «Inutile arrestare 50 affiliati se poi passa lo scudo fiscale»

Roberto Saviano si occupa di ‘ndrangheta nella seconda puntata della trasmissione "Vieni via con me" toccando, oltre alla Lombardia, anche la provincia di Varese e la locale di ‘ndrangheta di Lonate Pozzolo-Legnano e la Lega Nord. Dopo aver spiegato le radici ataviche dell’organizzazione mafiosa e la sua struttura interna, così come le operazioni "Bad Boys", "Infinito" e "Il Crimine" ce le hanno spiegate nei mesi scorsi passando, poi, alla lettura del giuramento degli affiliati eseguita da Antonio Albanese. Con alle spalle le gerarchie interne della ‘ndrangheta lo scrittore descrive come è strutturata la ‘ndrangheta partendo dalle locali, formate dalle società maggiori e quelle minori, dai crimini, strutturati in capocrimine e i vari mastri di giornata e le ‘ndrine, le famiglie e le cosche legate ai paesi d’origine.

Proprio dalle ultime scoperte sull’organizzazione interna Saviano si collega al nord e a Milano: «Le ultime cariche: mammasantissima, infinito e conte ugolino sono state scoperte a Milano. Storie che sembrano lontane – dice Saviano – nulla di più falso». Platì come Casal di Principe e Corleone sono luoghi pieni di bunker dove si nascondono uomini che vivono in condizioni terribili ma dai quali esercitano il loro potere che arriva fino a Milano. «In quei bunker si decide il destino di questa parte d’Italia – dice Saviano – nella Lombardia, regione capitale degli investimenti criminali. Altro che terroni», e via con l’elenco dei lavori dove si sta infiltrando la ‘ndrangheta.

Un giorno compare Nunzio, al secolo Carmelo Novella, decide che vuole staccare l’organizzazione in Lombardia dalla Calabria e dalle cosche madri firmando la sua condanna a morte. «Compare Nunzio viene ammazzato a San Vittore Olona, in maniera quasi comica – racconta Saviano – i due sicari ordinano due cappuccini e poi ammazzano compare Nunzio che voleva essere padrone a casa sua». Rho, Bollate, la periferia di Milano sono i nuovi centri del potere criminale: «Il futuro delle mafie è quello di fare la scissione al nord». Saviano cita anche la riunione di Paderno Dugnano tra i vari capi della ‘ndrangheta lombarda, nel circolo Falcone e Borsellino, quando Pino Neri (considerato uno dei capi della ‘ndrangheta lombarda) detta le nuove regole delle gerarchie ‘ndranghetiste e nomina il nuovo capo della Lombardia.

Nel suo monologo lo scrittore racconta anche dell’incontro tra un consigliere comunale della Lega Nord di Pavia (non indagato) e il boss Pino Neri, scatenando una ridda di polemiche tra le fila del Carroccio ma fa di più citando Gianfranco Miglio, considerato l’ideologo del leghismo: «Uno dei padri della Lega, Gianfranco Miglio, disse:«Io sono per il mantenimento della mafia e della ‘ndrangheta, il sud deve darsi uno statuto poggiato sul comando, il modello europeo sarebbe un’assurdità e credo che ci sia un clientelarismo buono che serve alla crescita economica, alcune manifestazioni tipiche del sud vanno costituzionalizzate – legge Saviano che poi conclude – sento nelle parole di chi sta contrastando le organizzazioni criminali che vincono perchè stanno nelle imprese e non solo perchè esercitano potere al sud. Non basta arrestare 50 affiliati se poi c’è una legge come lo scudo fiscale, Così c’è il rischio che li aiutiamo a rafforzarsi». La conclusione di Saviano è tutta improntata sulla legalità: «Quando senti che stai agendo perchè queste storie sono le tue storie, quando un sindaco viene ammazzato perchè ha fatto bene il suo lavoro e tu senti che lo hanno fatto a te, quando senti tutto questo capisci che non si può spegnere il fuoco con il fuoco e nemmeno combattere il male con il male. Dal momento in cui qualcuno di noi non sta facendo il male, sta facendo arretrare la mafia di un passo».

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Pubblicato il 16 Novembre 2010
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