Sei anni e mezzo al “re dei rifiuti”
Salvatore Accarino è stato condannato per traffico illecito di rifiuti pericolosi, riciclaggio e falsificazione di documenti. Insieme a lui condannati anche il fratello Mario (4 anni e 8 mesi), il figlio e Miriam Battistello
Sei anni e sei mesi di reclusione per Salvatore Accarino, 4 anni e 8 mesi per il fratello Mario, 3 anni e 8 mesi per il figlio e 4 anni e 6 mesi di reclusione per Miriam Battistello. Sono queste le pene inflitte dal giudice Patrizia Nobile per il processo con rito abbreviato a carico dei protagonisti dell’operazione Replay effettuata nel gennaio 2010 da parte della Procura di Busto Arsizio che ha scoperchiato l’organizzazione dedita al traffico illecito di rifiuti, al riciclaggio di danaro sporco e la falsificazione di documenti.
Salvatore Accarino e gli altri tre condannati questa mattina erano a capo di un giro di rifiuti pericolosi che venivano trasportati all’interno dell’azienda di famiglia situata a Fagnano Olona, venivano mischiati con materiale edile e altri rifiuti non pericolosi e venivano trasportati, con falsa documentazione, verso discariche o altre ditte dove venivano trattati come se non fosserro pericolosi. Il sistema permetteva alla Medio Ambiente e alla Schenone, le due società riconducibili agli Accarino, di lucrare illecitamente sullo smaltimento.
Il sistema funzionava così: la Medio Ambiente 2000 e la Schenone avevano l’autorizzazione al solo trasporto del rifiuto mentre, in realtà, i camion facevano tappa fissa nel deposito di Valle dove il
materiale (spesso si trattava di terre piene di idrocarburi e metalli pesanti) veniva smistato e coperto con scarti di edilizia o, comunque, rifiuti non pericolosi. Il carico, declassato a trasporto di rifiuti innocui per l’ambiente, veniva poi portato a destinazione in discariche o in altre ditte di smaltimento. Questo sistema assicurava alle società controllate da Accarino di farsi pagare per il trasporto di rifiuti pericolosi dalla ditta a monte, ad una certa cifra, e pagare lo smaltimento dei rifiuti a valle per una cifra sicuramente inferiore dopo la riclassificazione del materiale. La vicenda aveva creato scalpore anche perchè gli Accarino erano riusciti a ricomprarsi parte dei beni confiscati e finiti all’asta nella precedente inchiesta grazie anche ai 21 conti bancari sequestrati e intestati a diversi prestanome.
L’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Sabrina Ditaranto, aveva richiesto per i 4 imputati pene di poco superiori ma il giudice, che ha ritenuto valido l’intero impianto accusatorio, le ha ritoccate leggermente al ribasso. Nella sostanza poco cambia soprattutto per Salvatore Accarino, considerato il vertice dell’intero sistema, il quale ha già una condanna a 5 anni di reclusione per gli stessi reati e per la vicenda legata all’azienda di smaltimento Lombarda spa di Olgiate Olona. Alla lettura della sentenza Miriam Battistello, uno dei prestanome di Accarino, si è sentita male e si è accasciata in lacrime. Il difensore degli Accarino Alberto Talamone ha già annunciato che si appellerà al secondo grado.
Per il momento Salvatore e Mario Accarino restano in carcere in quanto il giudice si è riservato la decisione sulla revoca della misura restrittiva in carcere (in atto dal giorno dell’arresto) nei confronti dei due fratelli. Il pm ha anche ritirato la richiesta di confisca di parte dei beni non strettamente legati alle attività della famiglia mentre sono stati confiscati la sede dell’azienda denominata “La Valle” e i mezzi della Medio Ambiente.
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