Da due mesi in cella per l’hashish, cittadino svizzero si rivolge al consolato
Il suo difensore Domenico Margariti ne ha chiesto invano la scarcerazione: «Per lui trattamento ai limiti anche se ha collaborato sin dall'inizio». In cella da novembre dell'anno scorso nel settore reati sessuali
Era venuto da Lugano in Italia per acquistare un chilo di hashish nei boschi di Cislago insieme al padre, nel novembre scorso, ma ha trovato la Guardia di Finanza pronta ad arrestarlo, insieme al genitore, subito dopo aver effettuato l’acquisto. Da allora per Andrea, il nome è di fantasia, è iniziato il lungo faccia a faccia con la realtà carceraria bustocca fatta di sovraffollamento, pessimo cibo, condizioni igieniche al limite e trattamento duro, da criminale. In effetti Andrea, soli 20 anni, e suo padre rischiano grosso per la quantità di sostanza sequestrata loro dalle Fiamme Gialle ma da oltre due mesi non vede accolta la richiesta di arresti domiciliari perchè il tribunale ritiene possibile la reiterazione del reato.
Non la pensa così il suo difensore Domenico Margariti che, adesso, ha deciso di uscire dal riserbo su questo caso e annunciare che chiederà l’intervento del consolato svizzero: «Si tratta di una situazione limite, come può facilmente dimostrare chiunque ha accesso al carcere – spiega l’avvocato bustocco – la casa circondariale di via Per Cassano scoppia di detenuti e molto incidono le carcerazioni preventive». Secondo Margariti il caso del suo assistito non è tra quelli che richiedono una carcerazione così lunga: «Per un semplice motivo – spiega ancora il legale – il giovane, insieme al padre, ha collaborato sin dal primo momento dando ai finanzieri nell’immediatezza dell’arresto numero di cellulare, numero di targa e descrizione del pusher che gli ha venduto la droga».
Questa collaborazione avrebbe dovuto, secondo la difesa, portare qualche vantaggio se non subito almeno nel giro di pochi giorni al suo cliente che, invece, continua ad essere detenuto: «Non stiamo parlando di corrieri della droga, né di trafficanti internazionali – precisa l’avvocato – ma di un padre e un figlio che hanno fatto un grave errore e per il quale devono giustamente pagare senza, però, accanirsi inutilmente su di loro. Per ottenere l’interrogatorio Andrea ha dovuto aspettare oltre un mese». Il fatto che abbiano fornito sin da subito elementi utili alle indagini avrebbe dovuto giocare a loro favore ma non sembra sia stato così.
Intanto la condizione carceraria difficile sta minando anche la salute di Andrea che in queste settimane ha avuto anche bisogno delle cure dell’odontoiatra del carcere:«Per intervenire su un dente gli ha rovinato anche l’altro accanto – racconta Margariti – e ora sta peggio di prima. Pare che il dentista lo abbia anche apostrofato in malo modo dicendo che era del settore 8, quello dei reati sessuali e che quindi poco importava». La madre del 20enne lo rifornisce regolarmente di cibo sicuramente migliore di quello che viene distribuito alla mensa: «Lo divide sempre con i compagni di cella – conclude Margariti – in attesa che il suo incubo finisca». Il duro scontro con la realtà carceraria italiana (e bustocca, in questo caso) rimarrà nella sua mente molto a lungo a partire dal giorno in cui, finalmente, potrà tornare nella sua casa di Lugano.
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