Dalì a Milano: il sogno si avvicina

Il maestro spagnolo in mostra a Palazzo Reale con opere legate al paesaggio

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Salvador Dalì. La mostra a Milano 4 di 9
Baffi all’in su, occhi vivaci, capelli nerissimi. La personalità di Salvador Dalì è altrettanto famosa quanto la sua arte. Istrione e amante del protagonismo fu lui stesso a crearsi intorno a sé un personaggio provocatorio e stravagante, immortalato in numerosissime fotografie d’epoca. Spagnolo fino all’osso, passionale e audace conta ancor oggi, a 22 anni dalla sua morte, appassionatissimi fan. Il web spopola di siti dedicati alla sua opera e alla sua biografia. La sua casa museo a Figueres, eccessiva negli spazi e negli arredi, coloratissima rispecchia perfettamente la sua personalità. Mostre, incontri ed eventi continuano in tutto il mondo a essere dedicati Dalì uomo ed artista.
L’ultima in ordine di tempo è la mostra “Il sogno si avvicina” a Milano fino al 30 gennaio 2011. Opere che vogliono documentare un “altro” Dalì: mistico, religioso, spirituale. Omaggio all’artista a cinaquantasette anni di distanza dalla personale che nel 1954 fu allestita nella Sala delle Cariatidi.
La mostra affronta il tema del paesaggio nella produzione artistica di Salvador Dalì, poco conosciuto dal grande pubblico, che offre inattesi spunti di riflessione.
Il percorso espositivo si snoda tra paesaggi storici dove sono accostate opere che illustrano il rapporto dell’artista con il passato come La Venere di Milo con tiretti, proveniente dal museo Boymansvan Beuningen di Rotterdam, o le tele dedicate a Velaquez; paesaggi autobiografici con opere legate al periodo surrealista, in cui l’artista approfondisce le tematiche legate all’inconscio, all’introspezione e alla ricerca di sé. Infine, Dalì abbandona la rappresentazione della persona umana. E nella Stanza del Silenzio si fa sempre più forte l’assenza della figura sino alla sua sparizione e al trionfo del paesaggio. In un rimando metafisico che ha il suo climax nel Cammino dell’enigma (Fondazione Gala- Salvador Dalí Reina Sofia).
La Stanza del Vuoto è il punto di arrivo dove la pittura di caos si trasforma in pittura del silenzio. Dapprima, scenari segnati da desolanti inquietudini. Poi, addirittura l’astrazione, come testimonia l’ultimo olio dipinto dall’artista prima della morte, nel 1983, Il rapimento di Europa (conservato a Figueras): un monocromo azzurro, spaccato da ferite, quasi un involontario cretto.
La sezione conclusiva del percorso espositivo è una sintesi. Vi si documenta il rapporto tra Dalí e Walt Disney. In esposizioni, quadri che rivelano richiami classici, memorie rinascimentali, atmosfere metafisiche e iconicità pop.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 24 Gennaio 2011
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Figueras 1989, l’ultimo saluto a Salvador Dalì 4 di 21

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