I segreti di Panzarasa, il “benzinaio” del Varese
Il preparatore atletico biancorsso - per tutti "il prof" - spiega i motivi dell'ottima tenuta mostrata dai ragazzi di Sannino. E avverte: «Attenti a Carrozza: nel ritorno andrà ancora più forte»
Se Beppe Sannino è il capitano della "nave" Varese 1910, Giorgio Panzarasa, preparatore atletico, è sicuramente il benzinaio, o l’addetto alla sala macchine che fisicamente fa muovere i giocatori mettendo legna e carbone nelle gambe. Per una volta dunque concentriamo l’attenzione non sugli atleti ma su uno degli artefici della grande scalata fino al quarto posto in B, il "Prof", come lo chiamano all’interno della famiglia biancorossa.
Qual è stato il percorso che ha portato Giorgio Panzarasa a diventare il preparatore atletico del Varese?
«Dopo il diploma Isef, ho fatto il corso per preparatori a Lione e poi al centro tecnico federale di Coverciano. Ho poi cominciato a lavorare nel settore giovanile biancorosso e dopo due stagioni, con l’arrivo in panchina di Lorenzini, sono stato promosso alla "prima squadra"».
Quali sono i modelli che segue per la sua professione?
«Cerco di rimanere sempre aggiornato in materia, ma se devo dire un nome in particolare penso a Claudio Gaudino, ex preparatore di Inter e Nazionale. Oltre a essere un’ottima persona è anche un grande professionista».
Cosa permette ai biancorossi di andare così bene anche in una categoria tanto difficile?
«Cerchiamo di imporre ai nostri avversari un ritmo di gioco molto alto, che in pochi riescono a mantenere. Anche il Torino sabato scorso ha cercato di contrapporsi al Varese con la forza, ma alla fine non ha retto con le gambe».
Qual è il segreto della preparazione del Varese?
«Non facciamo nulla di particolare, se non cercare di mantenere il livello di condizione stabile e duraturo per tutta la stagione, alternando in maniera equilibrata periodi di lavoro e di scarico. Cerchiamo di non seguire le mode attuali, che vogliono una preparazione fatta esclusivamente con allenamenti col pallone; al contrario lavoriamo meno con la sfera rispetto alle altre squadre».
Che rapporto c’è tra lei e Sannino?
«Andiamo molto d’accordo sia sul lavoro, sia nella vita normale. Il mister vuole sempre essere informato su quello che propongo alla squadra, ma mi lascia molta libertà e autonomia di scelta, agevolando così il mio lavoro».
Sappiamo che a entrambi piace correre: in una ipotetica gara podistica chi vincerebbe?
«È vero, siamo appassionati di corsa, ma è difficile dire chi dei due vada meglio. Forse io la spunterei in una sfida sui 40-45 minuti, ma probabilmente se superassimo l’ora vincerebbe lui: ha più testa e costanza rispetto a me».
Parliamo di singoli: Daniele Corti (foto) continua a sorprendere perché in partita non si ferma mai e corre più di tutti. Da dove nasce tutta questa energia?
«Ammetto che anche io mi sorprendo nel vederlo galoppare così tanto. A prima vista non gli daresti molto credito, invece è sempre uno dei primi nei test e in gara si trasforma. La sua forza secondo me deriva dal fatto che lavora sempre al massimo e non si risparmia mai».
Secondo lei chi potrà dare di più nella seconda parte di stagione?
«Sandro Carrozza può avere una grossa crescita nel girone di ritorno e mi aspetto molto da lui nella seconda metà del torneo: è una considerazione fatta pensando anche alle migliori condizioni meteo e dei campi da gioco. Anche l’anno scorso ha dato il meglio dopo il giro di boa e penso che ciò possa accadere pure stavolta».
A questo punto avete già affrontato tutte le avversarie del campionato: chi l’ha impressionata maggiormente dal punto di vista fisico?
«Devo dire che l’unica ad avermi fatto un’ottima impressione è stato il Padova, che nel primo tempo ci ha messo davvero in seria difficoltà anche se poi fortunatamente abbiamo trovato il 2-2 e la punizione di Carrozza che ci ha regalato la vittoria. Personalmente il Novara mi piace molto per la corsa e la velocità che contraddistingue il suo gioco, mentre per quanto riguarda l’impatto fisico, intesa come forza muscolare, l’Atalanta è di un altro livello. Sopra a tutti».
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