La corsa delle 500 spinte a braccia
Piazza piena per la festa di Sant'Antonio, quest'anno occasione per la prima edizione del Palio
Ai tempi di don Camillo e Peppone, l’immagine avrebbe fatto traballare la sedia di qualche vescovo e causato mal di pancia nelle segreterie dei partiti rivoluzionari: un parroco che assieme al sindaco traina un’auto a spalla e di corsa, tra le grida di giubilo nel centro del paese. Potere spirituale e temporale che corrono come bersaglieri, spalla a spalla! Oggi, la stessa immagine (nella foto, don Emanuele Borroni col sindaco Cesare Moia) è l’emblema di una comunità unita per un obiettivo: restaurare la facciata della chiesa e riprendere contatto con le tradizioni di un tempo. Così è stato questo “primo palio di Orino”, che con notevole sforzo l’amministrazione è riuscita ad organizzare, appunto assieme alla parrocchia. A partire dalla mattina di domenica scorsa, e con un primo caldo sole complice, si sono alternate le prove più o meno tradizionali: la staffetta campestre, il taglio del tronco con sega “a braccia” e, infine, l’atteso tiro dell’auto con la fune, inaugurato con sindaco e parroco in testa. In pratica il paese, diviso in quattro “cantun” (rioni) si è sfidato anche nell’ultima prova – e inedita, almeno da questa parti – che consisteva in una Fiat 500 oramai d’epoca, con a bordo due persone trainata e spinta da quattro forzuti.
Una prova difficile: l’auto, a prima vista uno scricciolo, in realtà pesa diversi quintali. Le strade sono di porfido, e con due dossi artificiali non è uno scherzo percorrere i 200 metri del budello centrale che porta alla piazza del paese, tanto che l’ex sindaco Clivio, preso dalla foga del risultato, è scivolato platealmente alla fine della gara, che tuttavia ha totalizzato il miglior tempo. La festa – brevemente interrotta da una trascurabile defaillance fisica di un consigliere di minoranza, subito risoltasi – prevedeva anche l’incanto dei canestri. Si tratta della vendita all’asta con un banditore che si esprime solo in vernacolo, di un carro di legna e prodotti tipici.
Una tradizione dedicata a Sant’Antonio, che un tempo rappresentava un momento di incontro della comunità, dove tanti erano gli stagionali impiegati all’estero e che proprio in questo momento di festa riprendevano i contatti con amici e parenti. Un’occasione sempre festeggiata ma oggi ripresa con successo di pubblico in questa nuova veste. E l’anno prossimo? In molti sperano in un bis, magari con un assaggio estivo in occasione della festa di San Lorenzo.
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