Lancio un appello alle donne come me

La riflessione di una lettrice “destabilizzata” dalle ultime notizie di cronaca che hanno riguardato il presidente del Consiglio. "Occorre rimodulare un modello culturale, ovvero: ricominciare a comportarsi da persone per bene"

Premetto che non ho più vent’anni da un po’ (!), non mi faccio di botulino, sono mediamente intelligente e milito pure nel PD, perciò non ho proprio speranze di trascorrere una serata ad Arcore.
Nonostante ciò, sono fermamente convinta che ognuno abbia diritto alla propria riservatezza, ho sempre pensato che parlare male di Berlusconi serva solo a rafforzarlo politicamente e continuo ad augurarmi di vincere la battaglia politica con regolari elezioni e non in tribunale. Il garantismo non è patrimonio del centrodestra; non ero certo io a sventolare i cappi o a lanciare monetine.
Non posso, però, negare che le notizie di queste ore mi abbiano destabilizzato.
Per questo, faccio qualcosa di ”antico”: lancio un appello alle donne come me.
Le donne come me hanno trascorso gran parte della loro vita a cercare il proprio spazio, a realizzare le proprie aspirazioni tentando di conciliare lavoro, famiglia, studio, autorevolezza, femminilità.
Le donne come me sostengono i loro uomini senza se e senza ma, con forza e tenerezza, ma non esitano a lasciarli se ne rimangano deluse.
Le donne come me parlano tra loro per ore, di vita, morte, poesia, figli, economia, per poi ridere insieme di tutti gli uomini del mondo.
Le donne come me preparano torte, cambiano pannolini, poi chiudono la porta di casa e fanno del loro meglio in fabbrica, in ufficio, nelle loro professioni.
Le donne come me non vanno al family day, si limitano a vivere tre vite al giorno per sostenere la propria famiglia e non si ricordano più se sono sposate, sole, o vivono nel peccato.
Le donne come me cercano con ogni mezzo di contrastare il continuo, strisciante modello culturale televisivo che ha reso normale far entrare ogni giorno nelle nostre case, per ore, tronisti, cortigiane, grandi fratelli, che sono i padri di tutte le Ruby d’Italia.
Le donne come me odiano lo specchio che riflette una ruga in più: ogni mattina si guardano attentamente, poi alzano le spalle e se ne infischiano.
Le donne come me potrebbero uccidere quando i loro figli ventenni, trentenni tornano a casa traditi dal loro futuro.
Le donne come me non ci stanno al vecchio gioco maschilista che insinua sempre il dubbio che le donne siano troppo belle, non abbastanza belle, impreparate, troppo preparate e che comunque se sono arrivate dove sono è perché…..
Le donne come me sono sempre e comunque dalla parte delle giovani donne sfruttate, anche se fanno le escort.
Le donne come me sono l’asse portante dell’economia di questo paese e, che vi piaccia o no, fanno politica e cultura anche quando girano il risotto.
Le donne come sanno guidare un tir indossando un tacco dodici.
Le donne come me hanno cresciuto figlie libere, determinate, autonome che non si vergognano del loro corpo, che vivono serenamente la loro sessualità e non hanno bisogno di usarla come merce di scambio.
Le donne come me se fregano degli uomini che devono pagare per avere le donne.
Non si tratta di discutere di codicilli o di reati perseguibili o meno; nel nostro quotidiano si insinuano comportamenti e abitudini con l’intento di modificare le regole del vivere civile.
Occorre rimodulare un modello culturale, ovvero: ricominciare a comportarsi da persone per bene.
Coraggio, donne. Anche questa volta tocca a noi!

Rossella Dimaggio

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Gennaio 2011
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