Meno stranieri in Italia a causa della crisi
Gli immigrati che lasciano l'Italia sono aumentati del 59%, i nuovi arrivi sono diminuiti del 21%. Il calo riguarda soprattutto le province del Sud Italia
Meno stranieri in Italia a causa della crisi: il saldo rimane positivo, ma il numero complessivo di nuovi arrivi si è ridotto notevolmente.
Dal 2007 al 2009 il numero stranieri che si sono iscritti all’anagrafe dall’estero è diminuito di 108 mila unità (pari al -21,1%), mentre è aumentato del 58,8% il numero di stranieri che si sono cancellati dai registri anagrafici per andare via dall’Italia. Il saldo migratorio, pur rimanendo positivo (+374.455 unità), è quindi calato e le minori entrate corrispondono grosso modo ai nuovi
ingressi previsti dal decreto flussi 2010 che ammontano a quasi cento mila unità. Questi alcuni risultati di uno studio della Fondazione Leone Moressa, che ha analizzato i dati demografici e le
dinamiche migratorie in Italia nell’ultimo biennio.
Nel nostro Paese la popolazione straniera residente è aumentata dal 2007 al 2009 del 23,4%: poco più di 800mila soggetti in più. L’aumento costante della presenza straniera è dato in prevalenza da un flusso migratorio sempre positivo, ma che negli ultimi due anni, a causa della crisi, è diminuito: il motivo va trovato sia in una minor quota di stranieri che preferisce l’Italia (-108mila individui), sia da un maggior numero di soggetti stranieri che se ne va dal nostro Paese (+11 mila individui).
Le 108mila minori entrate rappresentano il 2,6% della popolazione straniera residente. Osservando il dato suddiviso a livello di macroarea si osserva come tale tasso aumenti nelle aree meridionali rispetto a quelle centrali e settentrionali: in particolare, se al Sud e nelle Isole tali deflussi ammontano quasi al 5% della popolazione straniera, al Nord si tratta del 2,3% a NordEst e dell’1,8% a NordOvest. In termini assoluti comunque sono proprio le aree settentrionali ad aver visto diminuire le iscrizioni di stranieri nelle anagrafi (-26mila sia nel NordEst che nel NordOvest; -27mila nel Centro) rispetto a quelle del Sud (-19mila e -8mila nelle Isole).
A livello locale, Torino è la provincia che, con 18mila iscrizioni in meno, è sembrata essere la meno
attrattiva rispetto al passato. Seguono a ruota, in termini assoluti, tre province venete: Verona (-5.650), Treviso (-4.746) e Padova (-3.592) e due province laziali: Latina (-3.249) e Roma (-3.069).
Ma se si rapporta tale saldo alla presenza straniera nei singoli territori, si può osservare come siano le province del Sud ad aver perso più appeal: infatti i minori afflussi di stranieri rapportati alla popolazione, si fanno più elevati in aree quali Siracusa (-15,4%), Cosenza e Enna (entrambe con -13,3%). All’opposto, province quali Milano, Genova, Firenze hanno registrato nel 2009 più iscrizioni dall’estero di stranieri rispetto al 2007, determinando un’inversione di tendenza rispetto all’andamento medio nazionale.
«Il minor ingresso di stranieri (che si è rilevato attraverso l’analisi dei saldi migratori) – spiegano i ricercatori della Fondazione Moressa – trova nella crisi la sua motivazione principale. Il calo della produzione, l’aumento della disoccupazione e le difficoltà complessive hanno reso l’Italia un po’ meno attrattiva nei confronti della popolazione straniera. In una situazione in cui i flussi di ingresso di stranieri dall’estero è calato di poco più di 100mila unità, il Governo prevede altrettante entrate attraverso il decreto flussi. Questa è solo una coincidenza, ma anche un sintomo della crisi in atto: le entrate previste di stranieri non andranno a ripristinare i flussi migratori precrisi, ma risponderanno a specifiche esigenze del mercato: le imprese infatti richiedono meno manodopera straniera rispetto a quanto era stato stabilito nei decreti flussi degli anni passati, quando la situazione economica era più rosea e con migliori prospettive di crescita».
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