Quando la parola aiuta a guarire

Storie di malati oncologici che superano le difficoltà grazie alla comunicazione. Adele Patrini, presidente di Caos, ha spiegato il valore della collaborazione a rete

Mary racconta in un libro l'esperienza della malattia“L’amore dei miei genitori, del mio compagno e l’aiuto del mio dottore sono stati fondamentali per la mia guarigione!”. Queste sono le parole di Mary, una ex malata oncologica, protagonista dell’incontro avvenuto oggi, mercoledì 26 gennaio, dal titolo “Tu  chiamale se vuoi, emozioni…”.  Durante il convegno, le Associazioni Caos, Lampada di Aladino e Città delle Donne hanno presentato un nuovo calendario e il libro autobiografico di Mary Scalera, intitolato ‘Il caffè di mio padre – il mio viaggio con il cancro’.

Due donne, Mary e Barbara, hanno raccontato la loro esperienza di malate. Mary, colpita dal tumore al seno a soli 33 anni, ha affermato sorridente: “ Ho scoperto il tumore due mesi prima di sposarmi. Avevo grandi progetti per il mio futuro: una famiglia, un bambino. Era troppo presto per morire! Poi ho trovato la forza di reagire e grazie ai miei genitori, al mio uomo e a un dottore speciale che ha saputo trasmettermi tanta fiducia, ho affrontato il mio nemico. Oggi posso dire di essere guarita. Oggi che stringo tra le braccia il mio piccolo Matteo. Così oggi mi occupo di volontariato!”. “‘Il caffè di mio padre’-spiega lei- si fonda sulla metafora dell’amore di mio padre paragonato alla medicina del dottore”. Mery fa parte dell’Associazione ‘La Città delle Donne’ di Malnate, che sogna di iniziare una campagna di prevenzione destinata alle donne tra i 40 e i 49 anni». Un’esperienza che evidenzia come l’incontro di persone sensibili e attente siano state alla base della sua reazione: « Sapevamo che il suo grande desiderio era la maternità – ha spiegato il dottor Giardina dell’ospedale di Circolo – abbiamo così provocato la menopausa nella fase della terapia oncologica. Non è una metodica certificata scientificamente, ma volevamo seguire il desiderio della paziente».

Anche Barbara convive ormai da 11 anni con la malattia. «Il mio motto è ‘Non preoccuparti, ma vivi sorridente ogni momento della tua vita!’. Io non mi preoccupo ma mi occupo di me stessa, con il canto, con la danza, con la scrittura che riesce a ridimensionare tutto il groviglio di emozioni che senti. L’amore è alla base di tutto. La malattia cambia il modo di giudicare la vita e ogni attimo assume un significato diverso».

All’incontro erano presenti Dario Galli, Presidente della Provincia di Varese, Christian Campiotti, Assessore Provinciale Politiche Sociali, Patrizia Tomassini, Assessore Pari Opportunità di Varese, Walter Bergamaschi, Direttore Generale Azienda Ospedaliera di Varese, Pierluigi Zeli, direttore generale Asl Provincia di Varese, Graziella Pinotti, Direttore del Dipartimento Oncologico Provinciale, Francesca Rovera, Direttore Centro Ricerche Senologia dell’Università Insubria, Cristina Litta, Adele patrini, presidente di CaosConsigliere AIRC – Comitato Lombardia. Tutti convinti del valore della collaborazione, della strategia a rete che mette in relazione i diversi attori, istituzioni, medici, volontariato, ognuno con il proprio ruolo: « Quando la collaborazione funziona – ha affermato Adele Patrini, presidente di Caos – i risultati si vedono. Cura e attenzione alla persona sono due fattori che devono procedere congiuntamente».

 «Woody Allen diceva ‘Le parole più belle che adesso una persona vuole sentirsi dire non sono ‘Ti Amo’ ma ‘è benigno’.- ha sottolineato Bergamaschi – La medicina sbaglia non considerando la parola come elemento importante nella cura. Comunicare, confrontarsi sono fondamentali per il malato».
Prevenzione, cura ma anche umanità: questi sono i tre elementi inscindibili di una medicina che aiuta il paziente ad affrontare la malattia. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 26 Gennaio 2011
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