Salvò Umberto Bossi, la Croce Rossa lo lascia a casa

A fine anno il Comitato locale della CRI non ha rinnovato il contratto a due dipendenti: una donna incinta di cinque mesi e l'autista dell'ambulanza che soccorse il Senatur nel 2004

croce rossa italianaDopo tredici anni di onorato servizio, Claudio Bodini, dipendente della Croce Rossa presso il Comitato locale del Medio Verbano, si è visto dare il benservito: «Ancora non ho capito perchè non hanno rinnovato il contratto – spiega Claudio – Sono rientraro gli ultimi giorni dell’anno dopo un’assenza per un intervento al ginocchio. Ho lavorato tre giorni poi un mio collega mi ha dato la notizia. Non mi hanno nemmeno contattato i vertici locali…»

La storia di Claudio è una delle tante che in questi giorni stanno venendo alla luce: la situazione di Croce Rossa è difficile in tutto il paese. In Lombardia le organizzazioni sindacali sono sul piede di guerra e proprio domani è annunciato un incontro tra i vertici regionali di Cri e i rappresentanti dei lavoratori. La situazione è tesa: i dipendenti di Croce rossa, a parte alcuni casi, hanno contratti a termine semestrali rinnovabili. La ragione è legata al fatto che l’ente vive grazie alle convenzioni con i servizi di urgenza ed emergenza che ciclicamente indicono gare di appalto per gestire il soccorso: in caso di perdita dell’appalto, Croce rossa non sarebbe in grado di gestire posizioni stabilizzate.

Il caso di Claudio è, comunque, emblematico: dipendente dal 1997, è stato uno dei protagonisti del "salvataggio" di Umberto Bossi: « Io sono di Gemonio e quando, quella notte, è arrivata la chiamata di soccorso mi sono messo alla guida dell’ambulanza che ha soccorso il Senatur…». Momenti storici che oggi Claudio rivive con sconcerto: « Dopo tanti anni, proprio non mi aspettavo un umberto bossitrattamento simile. Pensi che per non gravare sulle casse del Comitato locale, durante il periodo di malattia legato a un intervento al legamento del ginocchio, ho preso anche 20 giorni di ferie. Io, però, non me la prendo con Croce Rossa a cui devo tanto, ma con i vertici locali. È loro la decisione di non rinnovarmi il contratto. Hanno detto di temere che il medico del lavoro non mi dia l’idoneità. Ma io, in questi tre giorni, ho lavorato come al solito, in ambulanza e in sede. Senza problemi».

Oltre a Claudio, la sezione di Gavirate ha visto lasciare a casa anche una sua collega, dal 2001 a contratto semestrale, incinta di cinque mesi: «Nei prossimi giorni sono in programma incontri importanti tra il sindacato e Croce Rossa – commenta Claudio – Aspetto di conoscere come andrà a finire questa storia. Io ho tre figli a carico. Proprio non mi aspettavo un comportamento simile».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 13 Gennaio 2011
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