Giovedì 12 maggio,Giornata Mondiale della Sindrome da Affaticamento
In occasione della ricorrenza, all'ospedale Sant'Anna ci sarà un banchetto dell'associazione che si occupa di una sindrome non riconosciuta dal servizio sanitario nazionale
Giovedì 12 maggio, dalle 9 alle 12, il nuovo ospedale Sant’Anna di San Fermo della Battaglia ospiterà nella hall uno stand dell’Amcfs onlus, associazione che si occupa della sindrome da fatica cronica in occasione della Giornata Mondiale dedicata alla malattia.
Meglio conosciuta come CHRONIC FATIGUE SYNDROME o ENCEFALOMIELITE MIALGICA, o SINDROME DA AFFATICAMENTO CRONICO è una patologia rara, grave e invalidante, riconosciuta dall’O.M.S ma non dal S.S.N. italiano.
I criteri diagnostici, sviluppati da Fukuda nel 1994 e dai CDC di Atlanta, comprendono due criteri maggiori :
1 – presenza di fatica cronica e debilitante, non alleviata dal riposo e che riduce le attività quotidiane, di lavoro o di studio almeno del 50%, per una durata minima di 6 mesi;
2 – esclusione di qualsiasi altra causa di affaticamento.
– disturbi neurologici come perdita della memoria, difficoltà di concentrazione e rallentamenti psichici;
– febbricola, faringodinia e linfoadenomegalia laterocervicale e/o ascellare (di diametro inferiore ai 2 cm.), cefalea diversa da quella accusata precedentemente;
– insonnia, artromialgie senza artrite, spossatezza post esercizio fisico che non si risolve con il riposo.
La diagnosi viene posta in presenza dei due criteri maggiori e almeno 4 di quelli minori, dopo aver escluso tutte le possibili patologie che potrebbero dare una sintomatologia del genere.
Colpisce maggiormente le donne, non si riscontra negli anziani, ma purtroppo vi è qualche caso pediatrico. Non si conosce la reale incidenza nella popolazione in quanto in Italia non sono state fatte indagini epidemiologiche.
La causa della CFS è ancora sconosciuta, non è ancora stato identificato un marker specifico e di conseguenza non esiste cura specifica, ma solo sintomatica e palliativa, anche se negli ultimi tempi la ricerca ha avuto un incremento a livello mondiale.
Ancora molti medici non conoscono o sottovalutano la CFS, con conseguenti ritardi diagnostici che facilitano il cronicizzarsi della patologia.
La prognosi è variabile: pochi guariscono o comunque migliorano, alcuni peggiorano, la maggior parte va incontro a un decorso costellato da ricadute e remissioni, altri rimangono stazionari.
I malati sono costretti a ridurre o abbandonare il lavoro o lo studio e a fare i conti anche con l’isolamento sociale che ne consegue.
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