Il disastro del Lambro raccontato da Soldarini
Lunedì 30 maggio, nell’ambito del festival “Di terra e di cielo”, è stato invitato a commentare il documentario “Un Po di petrolio” del regista Nicola Angrisano
“L’emergenza non è affatto finita. Ci vorranno anni per smaltire le conseguenze del disastro”. A parlare è Massimo Soldarini, responsabile volontariato LIPU, che lunedì 30 maggio, nell’ambito del festival “Di terra e di cielo”, è stato invitato a commentare il documentario “Un Po di petrolio” del regista Nicola Angrisano. Il video, della durata di mezz’ora, e che sarà proiettato alle 21 nella Sala Filmstudio ’90 di via De Cristoforis 5, racconta la vicenda delle 2.600 tonnellate di gasolio e olio combustibile sversate nel fiume Lambro da un’ex raffineria di Villasanta (MB) il 23 febbraio nel 2010. Un disastro ecologico sul quale il sipario mediatico è calato con troppa facilità e rapidità.
Subito dopo la notizia dello sversamento, le cui origini sono certamente dolose, Soldarini accorse sulle rive per soccorrere gli uccelli rimasti invischiati nel petrolio. Suo malgrado, diventò così il testimone diretto di una vicenda dai contorni oscuri quanto le acque inquinate del Lambro. “Innanzitutto c’è stata molta confusione sulle cifre degli idrocarburi rilasciati nel fiume – esordisce Soldarini – Gli stessi dati ufficiali si sono talora contraddetti a vicenda e non si capisce perché, per una quantità di petrolio relativamente modesta come quella dichiarata, sia stato scomodato persino l’esercito e il capo nazionale della Protezione civile”.
A rendere più complicata la vicenda contribuisce la sorte degli uccelli soccorsi nel Centro recupero della fauna selvatica LIPU la Fagiana, a Pontevecchio di Magenta: “Nonostante la scrupolosa applicazione dei protocolli internazionali per il salvataggio di animali imbrattati da petrolio, nessuno dei cormorani e dei germani recuperati è sopravvissuto – nota Soldarini – Non solo, ma l’esame autoptico sui cadaveri non ha rilevato alcuna traccia di petrolio, mentre emergono segni di avvelenamento compatibili con solventi chimici”.
Che cos’è finito, dunque, nel Lambro, e da qui nel Po e nell’Adriatico, quel maledetto 23 febbraio? In quali quantità? E quanto tempo ci vorrà perché gli ecosistemi coinvolti riescano a smaltire il danno? Domande che, secondo la LIPU, sono ancora senza risposta: “Così come resta sospeso l’interrogativo sui colpevoli del disastro: ad oggi gli unici indagati sono i proprietari della ex raffineria da cui si è propagata la marea nera, ma solo per reati fiscali”, ricorda Soldarini.
Alle immagini del Lambro violato, seguirà il documentario: “La natura del paesaggio tra riserva di Ghiffa e Lago Maggiore”. Il video del regista Marco Tessaro riflette sull’ambiente dell’area protetta mettendo in luce il connubio tra acqua e montagna, cifra caratteristica del territorio. Il documentario ha ricevuto una menzione speciale nel corso del recente Valsusa Film Fest.
L’ingresso alla serata è gratuito.
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