Il futuro della città riempie il Teatro del Popolo

Immigrazione e integrazione, cultura, urbanistica e idee per la città. I sei candidati in lizza per la poltrona da sindaco si sono confrontati a 360 gradi sulle proposte che vogliono rappresentare

Immigrazione e integrazione, cultura, urbanistica e idee per la città. I sei candidati in lizza per la poltrona da sindaco si sono confrontati a 360 gradi sulla proposta di Gallarate che vogliono rappresentare.
A dispetto di una campagna elettorale dai toni spesso molto aspri, il confronto andato in scena al Teatro del Popolo (tutto esaurito), è rimasto concentrato sui problemi della città.
Massimo Bossi (Pdl, Udc, Mucci-Orgoglio Gallaratese, Rioni Gallarate, La Destra, lista Cosco, Bossi sindaco, Io amo Gallarate), Giovanna Bianchi (Lega nord; Gallarate Onesta; Libertà per Gallarate), Andrea Buffoni (Unione Italiana), Luca Gnocchi (Pensionati), Edoardo Guenzani (Pd, Idv, Sel, Lista civica "Città è vita", Repubblicani e Socialisti) ed Ennio Melandri (Federazione della Sinistra), intervistati dal direttore Marco Giovannelli e dal collaboratore Roberto Morandi, hanno reso lo spaccato delle posizioni in campo per questa competizione elettorale. Uno spaccato che ha visto, naturalmente, il candidato Massimo Bossi in una posizione di rivendicazione e difesa del lavoro fin qui svolto dall’amministrazione comunale e gli altri candidati rimarcare la volontà di un’inversione di tendenza, soprattutto nel modo di concepire lo sviluppo della città.

È stato infatti il candidato Popolo delle Libertà a riassumere la linea seguita per lo sviluppo di Gallarate e già inserita all’interno del Piano di Governo del territorio approvato. L’immagine che ne ha dato il Massimo Bossi è quella di una Gallarate che dovrà soprattutto intercettare e giocare un ruolo importante nello sviluppo di Malpensa e dalle potenzialità dell’Expo. E da questo punto di vista ha indicato come opportunità di sviluppo il polo culturale gallaratese, con il Maga e i suoi teatri, e attraverso una riqualificazione del distretto commerciale. 

Critico su questa visione è apparso il candidato Pd Edoardo Guenzani che ha parlato dei tanti «interventi sproporzionati» fatti in questi anni a Gallarate. A partire dal via libera alla media e grande distribuzione, che metterà in difficoltà il piccolo commercio cittadino, e all’eccessiva edificazione. Da qui l’auspicio ad una rivisitazione del Pgt che «va riscritto facendo partecipare il più possibile i cittadini». Guenzani ha sottolineato anche la necessità di una discontinuità nella gestione della città e della cultura, evitando i grandi e costosi eventi ma cercando di capire come usare fino in fondo le potenzialità del patrimonio culturale gallaratese. Il candidato di centrosinistra ha puntato anche su una politica di integrazione, «che non vuol dire, come mi accusano, che io voglio costruire una moschea, ma che in una società multietnica, pur stabilendo delle regole precise, a tutti devono essere garantiti i diritti sanciti dalla costituzione».

Ovviamente più dura sull’argomento è stata la leghista Giovanna Bianchi che del fenomeno dell’immigrazione coglie l’aspetto delle «tante donne straniere che vivono nella nostra città da recluse e che come donna mi prendo l’impegno di aiutare». Bianchi ha anche auspicato un’inversione di rotta nella conduzione della politica cittadina, «che è parsa spesso poco trasparente» e che è stata troppo sproporzionata rispetto alla realtà gallaratese. «Gallarate non è Milano – ha detto la candidata -, piuttosto che inseguire una politica troppo esagerata per la città dovremmo concentrarci sul recupero della sua vivibilità, della sua dimensione di cittadina: pulita, sana e sanamente provinciale, con una qualità della vita che tipiche di queste terre che renda felici i gallaratesi di esserlo».

Una riflessione ripresa anche da Luca Gnocchi che ha auspicato un freno nello sviluppo dell’edilizia e della diffusione della grande distribuzione: «se davvero ci fosse bisogno di altri centri commerciali io credo che il Fare sarebbe ancora attivo. Gnocchi ha dato anche una strategia sui centri culturali, in particolare il Maga che «è una bella struttura ma è costato troppo e si è dimostrata incapace di mantenersi: non c’è un’affluenza tale che ne giustifichi. Però ormai c’è e quindi bisogna impegnarsi al massimo per coinvolgere il più possibile il più vasto bacino d’utenza che si riesca a raggiungere».

Andrea Buffoni chiede invece che «venga mantenuta alta la guardia sullo sviluppo della città in relazione soprattutto alle tante inchieste che le procure stanno facendo anche al nord e soprattutto in corrispondenza con l’evento dell’Expo». Perchè la politica, prima delle procure, deve tornare ad occuparsi della legalità. Buffoni ha auspicato anche che venga rimodulata la gestione dei grandi centri culturali del paese per evitare che diventino delle cattedrali nel deserto. 

Esplicito invece Ennio Melandri che ha detto «votate per me perché è necessario che una voce di sinistra sia presente nelle istituzioni». E sul tema dell’immigrazione è stato netto, «Io mi rifaccio all’articolo 8 della Costituzione. Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge».

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Pubblicato il 10 Maggio 2011
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