Il Milan pareggia a Roma e vince lo Scudetto numero 18
Basta lo 0-0 dell'Olimpico per consegnare il tricolore ai rossoneri di mister Allegri. Una vittoria meritata, in un torneo guidato dall'inizio alla fine. Molti i volti protaginisti della cavalcata trionfale
E sono 18. Basta lo 0-0 a Roma e il Milan torna a vincere lo Scudetto dopo sette anni dall’ultima volta. Una tricolore vinto con merito, dopo una cavalcata durata un’intera stagione, fatta di tante vittorie, qualche passaggio a vuoto, ma una sensazione di strapotere costante. A Milano, in piazza Duomo, sono già in migliaia a festeggiare il primo posto che rimette le cose a posto: l’Inter, trionfatore per tanti anni di seguito (quanti esattamente preferiamo non specificarlo, per non creare inutili polemiche tra interisti e juventini, anche perché questa è la festa del Milan), è raggiunto. Uno Scudetto che ha molti volti. A cominciare da mister Massimiliano Allegri, trionfatore al primo tentativo come gli illustri predecessori Sacchi, Capello e Zaccheroni. La società, con in testa Adriano Galliani, che ha riaperto i cordoni della borsa con giudizio e ha pescato campioni sia in estate che a gennaio, senza però strafare. E poi i giocatori: su tutti Ibrahimovic, mister Scudetti, l’unico capace di decide le stagioni (non solo le partite), nonostante un temperamento ed un carattere difficile; Seedorf, un maestro che ha portato i compagni per mano nei momenti difficili, a dispetto di qualcuno che storce il naso e fischia al primo errore in tribuna a San Siro; Nesta, il miglior difensore in circolazione, uno dei più forti di sempre; Thiago Silva, il degno erede del numero 13 rossonero; Abbiati, protagonista di parate decisive anche se non pienamente in sintonia con parte della tifoseria per via del suo passato alla Juve e al Genoa; Abate, terzino cresciuto in modo smisurato; Boateng, uno degli acquisti più azzeccati degli ultimi anni; Van Bommel, un altro professore arrivato a gennaio e subito leader del centrocampo; Pato e Robinho, la coppia brasiliana di giovani goleador; Cassano, entrato in punta di piedi e molto maturato in questi primi mesi a Milano; Gattuso e Ambrosini, due capitani veri, condottieri senza paura di un team vincente; e ancora i giovani Strasser e Merkel, il vecchietto Yepes, Antonini, Bonera, Oddo, Emanuelson, Amelia, Jankulovsky, il finalmente concreto Flamini, gli sfortunati Pirlo e Inzaghi. Una rosa di assoluto valore, guidata in modo perfetto da Allegri, che ha saputo fare a meno di pedine fondamentali per buona parte dell’anno, mescolare giovanissimi e veterani, dare a tutti le giuste motivazioni. Una vittoria meritata che torna a colorare di rossonero il campionato di calcio italiano.
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