Il sindaco non alza le barricate:”Adesso serve solidarietà”

Guido Colombo spiega le tappe burocratiche che hanno portato la città ad accogliere in hotel di Case Nuove 35 profughi

«Dobbiamo capire che la solidarietà è una legge della vita animale non meno della lotta reciproca. A maggior ragione deve esserlo dell’uomo». Ci tiene a questa frase il sindaco Guido Colombo, tanto da averla ripetuta più volte conversando con i giornalisti per spiegare quanto accaduto ieri, quando la città ha dovuto accogliere 35 profughi in fugadalla guerra e dalla disperazione.
«Non lo sapevamo, siamo stati avvisati la sera prima che arrivassero» spiega il sindaco ripercorrendo le tappe burocratiche che hanno portato in un hotel di Case Nuove i nuovi “ospiti”. «I richiedenti asilo, come specificato dal ministro Maroni, vengono suddivisi tra le regioni – spiega Colombo -. Di questi è stato stabilito, attraverso un accordo fra lo stato e le regioni, che la Lombardia se ne faccia carico per il 18% che a sua volta verrà ripartito tra le province. Attualmente tutte le decisioni sulla destinazione dei profughi sono nelle mani del commissario designato dalla Protezione civile Roberto Giarola, e non coinvolgono in nessun modo gli enti locali. Tant’è che noi lo abbiamo saputo all’ultimo momento».
Una situazione che, a caldo, non ha risparmiato al sindaco qualche telefonata infuriata di chi gli chiedeva di alzare le barricate. Ma Colombo e i capigruppo consigliari in modo trasversale, hanno scelto un’altra strada: «innanzitutto io sono un sindaco della repubblica italiana, questo impegno all’accoglienza me lo chiede lo stato e io non posso che mantenere i miei doveri». Ma il sindaco si sbilancia ancora di più, «abbiamo scelto di fare anche di più di quanto ci viene chiesto – spiega Colombo -. A noi la presenza o la cura di queste persone non ci compete perché è interamente nelle mani della protezione civile e dello stato, quindi il comune di Somma non è chiamato a spendere un soldo per loro perché pagherà tutto lo stato. Però, come sindaco e come amministrazione, non possiamo trascurare una cosa così importante, tant’è che ci siamo impegnati fin dall’inizio a prestare assistenza e a convocare un tavolo con le associazioni per risolvere i problemi immediati di queste persone».
Il sindaco chiarisce anche un punto cruciale della vicenda, «queste persone non sono clandestini, sono persone che hanno fatto una richiesta di asilo politico al nostro paese. Dovranno sostenere un iter lungo per ottenerla e durante questo periodo sono sotto stretto controllo», questo per dire che «non c’è da aver paura, non sono persone che tenteranno di scappare o combinare guai».
I 35 rifugiati resteranno all’hotel di Case Nuove fino a fine giugno e la loro accoglienza prevede due fasi: una, quella attuale, si tratta di una fase strettamente emergenziale. Successivamente andranno trovate delle soluzioni di medio lungo periodo in comunità adatte a riceverli e permettergli di svolgere qualche attività. «In questa prima fase – spiega Colombo – l’unica cosa che possiamo fare è sentire le associazioni del territorio e capire come poter essere d’aiuto. Per quanto riguarda un eventuale occupazione o attività per fargli impiegare il tempo è tutto nelle mani di altri enti e non sappiamo ancora chi e come se ne occuperà. Nell aseconda fase, invece, cercheremo di capire quali sono le reali possibilità di accoglienza del territorio per capire come poterli ospitare».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Maggio 2011
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