La Russa infiamma la piazza, contro la sinistra e i finiani
Il "colonnello" attacca la sinistra, ma invita gli elettori a non premiare le "strade contorte" come quella dell'alleanza che unisce Lega e finiani. Sulla mafia: "i giornali non ne parlano più, l'abbiamo sconfitta"
Anticipando di poco la visita di Claudio Scajola, ci ha pensato Ignazio La Russa a infiammare la piazza di Gallarate, affollata dai militanti del PdL e di curiosi. «Noi consideriamo avversari la sinistra, non la Lega, lo sappia la Lega» ha esordito l’enfant terrible parlando dal palco, circondato dai fedelissimi ex-MSI, tra cui Giuseppe De Bernardi Martignoni e il senatore Marco Airaghi. Reduce dalla visita a Varese dove ha incontrato anche Umberto Bossi con tanto di battute cameratesche, La Russa ha riservato attacchi quasi solo alla sinistra, «che è sconfitta in partenza, di fronte ai risultati della nostra politica del fare». E riprende anche quello che è uno dei temi più recenti della campagna elettorale (la mafia tanto evocata dal carroccio): «i giornali che parlavano di mafia e ‘ndrangheta oggi non ne parlano, perché l’abbiamo sconfitta, toccando i loro patrimoni e arrestando i latitanti». Da ministro della difesa omaggia i militari all’estero, da politico magnifica la presenza delle mimetiche nelle strade per attaccare la sinistra: «paura delle divise ce l’hanno solo i ladri, i delinquenti e gli estremisti di sinistra ancora in circolazione». Un discorso che sembra quasi l’opposto di quello di Walter Veltroni, che l’ha preceduto il giorno prima: "civico" e inclusivo l’uno, battagliero e polemico e pungente l’altro.
Dedicandosi alla campagna elettorale locale, dice che «ci rivedremo per festeggiare Bossi, Massimo» come sindaco. Ma accanto alla sinistra nel bersaglio ci sono anche gli ex An locali, passati in Futuro e Libertà. Loro non ci tengono molto ad essere definiti finiani, ma La Russa attacca lo stesso: «son quelli che vogliono dare la cittadinanza agli stranieri, ai bambini che nascono qua. Così le donne straniere vengono qui solo per partorire un figlio per dargli la cittadinanza». E allora sì che si rivolge alla Lega, amici sì, ma amici che sbagliano: «nelle alleanze le strade contorte non vanno premiate». Così ammonisce gli elettori invitando ancora a scegliere Bossi, Massimo. E alla fine ritorna parlare «da ministro della difesa» e chiama tutti a intonare l’Inno di Mameli.
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