“Le note a margine” interrogano Dio

Davide Ielmini, giornalista, critico musicale e scrittore, ha appena pubblicato la "seconda puntata di "Note a margine" (Zecchini Editore). Il libro sarà presentato alla Libreria Feltrinelli venerdì 13 maggio alle 18

Davide Ielmini, giornalista, critico musicale e scrittore, ha appena pubblicato la "seconda puntata" di "Note a margine" (Zecchini Editore). La nuova creatura di Ielmini sarà presentata alla Libreria Feltrinelli di Varese venerdì 13 maggio alle 18.

Perché una seconda puntata di “Note a Margine”?
«I margini si sottraggono al concetto di “confine” e, proprio per questo, risultano essere molto più gravosi ma anche eccezionalmente fluidi di qualsiasi linea o diaframma. Così il margine è drammatico quando lo si impone ma affascinante quando lo si sceglie, perché è una conquista di indipendenza dal mondo. I personaggi di “Note a Margine 2” si muovono in una penombra che divide equamente l’ordine delle cose dal disordine creativo: Galfo, mister Herald, il professor Sincope, Ferruccio Federiconi. Tutti si spingono, seppur inconsciamente, su di un margine che non ha estensione geografica ma solo di coscienza. Devono solo scegliere, oppure capire se sono stati spinti. Quindi, c’è – ci sarà? – ancora molto da scrivere riguardo i margini umani. I margini, per esempio, ai quali è stata confinata la cultura italiana: l’anticamera della deriva. I margini della nostra accettazione di uomini tra gli uomini. Con tutti i nostri limiti. Allora il margine è un rifugio, ma solo quando si ha la consapevolezza di non poter più lottare».

Quanto la musica ha a che fare con Dio o con gli dei?
«Il Divino che si manifesta nel quotidiano – nella piccolezza degli atti umani – a volte è più interessante di una Messa appositamente scritta per celebrare gli eventi biblici. Di conseguenza, la musica nella quale si ricerca Dio attraverso il profano apre un dialogo più intenso con l’ascoltatore. Dio è, musicalmente, sempre coinvolto. Ma è interessante percepire la Sua esistenza proprio nella musica che, all’ascolto, sembra non riconoscerLo. E’ troppo comodo scoprire il Signore nella tradizione del barocco, della classica o del romanticismo. Per accorgersi di quanto l’uomo abbia bisogno di un dio al quale rivolgersi, oggi, si deve trasformare la società in musica e lasciare – come già abbondantemente sperimentato – che la musica sia la rivelazione di un Dio contemporaneo».

Che cosa hanno in comune Bach e Cage?
«Il caso: Bach lo ha gestito, lo ha governato e lo ha domato; Cage ci ha giocato e gli ha regalato l’anarchia in quanto potere di andare oltre la legge. Entrambi, però, hanno saputo guardare nell’aritmia delle cose per trovare un battito: che in Bach si fa perfezione regolare e in Cage irregolarità fatta spazio e perfezione. Poi, la cura affidata al segno: le tempeste di note in Bach; il pulviscono grafologico in Cage. E, naturalmente, i numeri: ragionamenti matematici, legge della casualità, contrappunti come algebra».

Cinque prefazioni autorevoli, Gaslini tira in ballo le “Lezioni americane” di Calvino. Imbarazzato o lusingato?
«Si tratta dell’imbarazzo della lusinga».

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Pubblicato il 13 Maggio 2011
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