‘Ndrangheta, la difesa chiede l’assoluzione di Rispoli

Secondo il suo legale non avrebbe fatto parte di nessuna associazione mafiosa e sarebbe colpevole solo di essere imparentato con alcuni esponenti cirotani dell'organizzazione mafiosa. Minimizzate le intercettazioni

«A Vincenzo Rispoli (foto a sin.) possiamo attribuire solo il fatto di essere imparentato con persone che hanno processi per ‘ndrangheta ma lui non ne ha mai fatto parte, potete chiedere a chiunque a Legnano». Nella lunga requisitoria di oggi, martedì, il legale Michele D’Agostino (foto sotto) ha parlato di un processo che lo vede imputato in qualità di capo della locale di ‘ndrangheta Legnano-Lonate Pozzolo solo sulla base di «spunti investigativi privi di qualsiasi approfondimento». Rispoli non sarebbe, dunque, quel capo che «se schiocca le dita fa muovere duemila persone dietro di sè» – come dice in un’intercettazione Fabio Zocchi, altro imputato a processo, ma un semplice commerciante che nulla a che vedere con estorsioni, usura, minacce e violenze e così le parole di Zocchi, secondo D’Agostino, «quelle parole che fecero tanto clamore sui giornali sarebbero più quelle di uno "zanza" che cerca di spaventare e impressionare la persona che ha davanti», piuttosto che una pura e semplice ammissione dell’esistenza di una organizzazione criminale al cui vertice ci sarebbe Rispoli. Secondo il legale lo si dedurrebbe dall’intercettazione successiva nella quale Zocchi, parlando con Nicodemo Filippelli, dice «ho fatto un discorsone con tutto il cappello introduttivo, gli ho raccontato cazzate per avere soldi».

Certamente pilotate secondo la difesa appaiono alcune rivelazioni di pentiti che parlano dell’esistenza del locale di ‘ndrangheta già dal 1985 e dalle quali prendono le mosse le indagini della Dda. Secondo D’Agostino il pentito Angelo Cortese dice di aver fondato il locale di ‘ndrangheta insieme a Carmelo Novella e un giovanissimo Vincenzo Rispoli ma non c’è alcun riscontro del fatto che Cortese fosse tra i fondatori, Antonino Cuzzola parla di Rispoli in una sola occasione risalente al ’93, Ferracane sbaglia tutta una serie di riferimenti riguardo a Rispoli scambiandolo per un’altra persona, Di Diego e Scaglione citano Rispoli e si spalleggiano a vicenda per fini poco chiari.

Riguardo alle estorsioni a Rispoli viene contestata quella ai danni di un agente immobiliare. Secondo D’Agostino si indica Rispoli in qualità di promotore dell’estorsione e non vi è nessun’altro riferimento se non una nota redatta da un carabiniere che ha raccolto la storia di questo agente immobiliare senza che questo abbia mai confermato questa versione: «Si dice che Rispoli è il promotore per la proprietà transitiva» – conclude D’Agostino. Stessa linea difensiva su un’altra estorsione. Infine c’è il favoreggiamento della latitanza di Silvio Farao, fratello della moglie di Rispoli, il quale ha partecipato al cosiddetto summit al crossodromo di Cardano al Campo: «Si accusa Rispoli di favoreggiamento della latitanza di Silvio Farao solo perchè lo ha salutato in modo familiare in quell’occasione – spiega D’Agostino – tanto è vero che Farao arriva al crossodromo e se ne va a bordo di una vettura guidata da altre persone». Solo un saluto tra parenti, dunque, senza nessun elemento che possa far pensare ad un favoreggiamento: «Già il vincolo parentale dovrebbe togliere il dubbio – conclude D’Agostino – ma non emergono atti che possano far pensare alla volontà del Rispoli di nascondere la sua presenza». Per lui, dunque, D’Agostino ha chiesto la piena assoluzione per non aver commesso il fatto o perchè il fatto non sussiste. Ora la decisione passa nelle mani del collegio giudicante presieduto dal giudice Toni Adet Novik e da Maria Greca Zoncu e Patrizia Nobile. La sentenza è prevista per il 4 luglio.

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Pubblicato il 24 Maggio 2011
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