Nicaso: “La mafia teme le scuole più delle manette”

L’incontro al San Giovanni Bosco con l’autore calabrese, tra i massimi esperti di ‘ndrangheta, chiude il progetto “Liberiamoci dalle mafie”. Sul palco e in platea i ragazzi del liceo scientifico Tosi

Studenti sul palco, studenti in platea: non poteva esserci conclusione migliore per il lungo percorso di “Liberiamoci dalle mafie”, che ha portato i ragazzi del liceo scientifico “Arturo Tosi” alla scoperta della criminalità organizzata. Un viaggio iniziato quasi per caso assistendo a un’udienza del processo “Bad Boys” e poi via via proseguito tra incontri con scrittori, magistrati, forze dell’ordine, fino a culminare nella grande manifestazione antimafia “Legalitàlia in Primavera” con il supporto dell’associazione Ammazzateci Tutti. Nella serata di mercoledì 18 maggio l’istituto bustocco ha voluto ripercorrere le tappe di questa avventura con un vero e proprio show: sul palco del teatro San Giovanni Bosco i ragazzi delle seconde C, E, G e H hanno recitato quattro brevi scenette e proiettato video esplicativi su quattro aspetti chiave del fenomeno-mafia (racket, droga, prostituzione, collusione con la politica) avvalendosi del supporto di un’ospite d’eccezione: il professor Antonio Nicaso (foto in alto), calabrese trapiantato in Canada, giornalista e docente universitario unanimemente riconosciuto fra i massimi esperti internazionali del fenomeno della ‘ndrangheta. Un appuntamento che ha assunto un significato ancor più pregnante dopo l’ennesima operazione delle forze dell’ordine che ha colpito la mafia sul territorio bustocco.

Rispondendo alle domande degli studenti, Nicaso ha trattato alcuni aspetti molto specifici del fenomeno mafioso, senza rinunciare però a uno sguardo generale sul tema: “La ‘ndrangheta è l’associazione criminale più ricca e più potente, ma anche la meno conosciuta. Ha un giro d’affari di 55 miliardi di euro all’anno, ma non li investirà mai in Calabria: la sua regione d’origine deve rimanere in stato di bisogno per poter essere succube della criminalità. Investe invece al Nord e all’estero, dovunque ci sia il potere”. Un paragone particolare spiega le caratteristiche di questa organizzazione: “La ‘ndrangheta è come un franchising: la sua forza è mantenere da 150 anni le stesse regole e gli stessi rituali. Importante anche il fatto che sia incentrata sui vincoli parentali, il che di fatto impedisce i tradimenti e le defezioni, rendendola più affidabile”. Gli interessi della criminalità calabrese stanno però cambiando negli ultimi anni: “Il traffico della cocaina – ha spiegato Nicaso – viene sempre più affidato a soggetti esterni, come serbi e montenegrini, per potersi concentrare sulle infiltrazioni politiche e sull’espansione all’estero, dove la ‘ndrangheta penetra facilmente anche perché è fra i pochi soggetti a disporre di denaro contante in questo periodo di crisi. Il problema è che mentre la mafia si globalizza, l’antimafia non riesce a farlo, frenata da barriere legali e giudiziarie che le impediscono di attuare operazioni congiunte”.

Sul problema delle connessioni mafia-politica, il giudizio dello scrittore è molto netto: “La mafia sta alla politica come l’acqua sta al pesce, l’una non vive senza l’altra. Purtroppo oggi c’è anche una colonizzazione culturale del Nord: sempre più politici hanno bisogno dei voti dei mafiosi, sempre più imprenditori vogliono i loro capitali, e cominciano a ragionare esattamente come loro”. Ma Nicaso ha voluto chiudere con un messaggio di speranza: “Credo nella rivoluzione culturale, le mafie temono le scuole più delle manette. Abbiamo il dovere di denunciare, di indignarci, di sognare”. Un concetto, quest’ultimo, più volte ribadito anche da Massimo Brugnone (coordinatore regionale di Ammazzateci Tutti) e dal dirigente scolastico Giulio Ramolini: “La rivoluzione nasce sempre dai giovani e i ragazzi devono essere la forza propulsiva per modificare una situazione che non piace più a nessuno”.

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Pubblicato il 19 Maggio 2011
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