Sciare e sognare in libertà

Vittima di un incidente nel 2002, il giovane atleta bustocco Umberto Chierichetti punta alle prossime paralimpiadi invernali di Sochi 2014

Nel 2002 venne travolto da un auto ad un incrocio. Un lampo che cambiò la vita del ventiquattrenne bustocco Umberto Chierichetti. Prima la lunga degenza in ospedale, poi il ritorno a casa e alla vita seduto in carrozzina. Due anni di cure mediche e massicce dosi di volontà gli hanno permesso si rialzarsi in piedi trovando il modo di ritornare alla sua passione di sempre: lo sci.
«Ad una cena tra amici incontrai Nicola Busata – racconta Chierichetti – fui subito attratto dalla sua attività con l’associazione varesina Freerider Sport Events che oltre alla normale pratica insegna a sciare da seduti. Detto fatto. Nel 2008 ho provato il monosci e oggi posso andare a sciare da solo o in compagnia come una persona qualunque». Non contento dell’autonomia ritrovata, Umberto continua la sua frequentazione con lo staff della Freerider inseguendo un sogno: la qualificazione per le prossime Paralimpiadi Invernali in programma a Sochi, in Russia, nel 2014. «Nel 2014 compierò 36 anni. Diciamo che per quella data vorrei farmi un bel regalo».

Guardando i tempi degli ultimi test è sulla buona strada.
«Volendo fare il "ganassa" direi che al recente Ski Tour organizzato dalla Freerider Sport Events per festeggiare il 50° anno del Centro Protesi dell’INAIL ho sfiorato il miglior tempo del gruppo più esperto. Parlando seriamente, so invece quanto ho ancora da lavorare per arrivare a certi livelli. Nello staff tecnico della Freerider c’è il campione paralimpico Luca Maraffio. Lui di Paralimpiadi ne ha fatte addirittura due: Salt Lake City 2002 e Vancouver 2010. Spero di mettere in pratica al meglio i suoi consigli insieme a quelli degli altri tecnici e poi sarà quel che sarà».

Nelle tre date dello Ski Tour come nelle sue precedenti uscite sulla neve ha potuto toccare con mano il tema dell’accessibilità.
«Un tema di enorme importanza e attualità. Devo dire che in Italia siamo messi più bene di quanto si possa pensare. All’estero sono solo più bravi a vendersi bene ma per quanto riguarda la completa accessibilità, dall’arrivo in albergo all’utilizzo dei mezzi di risalita e delle piste, dal resto d’Europa abbiamo poco da imparare».

Dimostratori seduti, maestri di sci, tecnici e professionisti dell’INAIL. Sembra che ci siano tutte le condizioni ideali per sognare con fiducia.
«È così. Lo Ski Tour del 50° mi ha permesso di affinare ancora di più la tecnica e continuare il lavoro di limitare di quelle sbavature che ad alti livelli fanno la differenza. Oltre a me ed ai cinquanta ragazzi che hanno risposto alla proposta di INAIL di provare o migliorare la tecnica del monosci è bene che questa possibilità di praticare ogni disciplina sportiva venga allargata a chiunque abbia una disabilità, migliorando informazione specifica e promozione. Gli incontri che svolgono i ragazzi della Freerider nei Centri di Unità Spinale oltre all’organizzazione di eventi come lo Ski Tour sono ancora iniziative per merito di pochi a vantaggio di pochi. Quando vado a sciare oltre all’emozione di sentire l’aria sul viso ho anche l’impagabile sensazione di essere parte integrante della società in cui vivo. Emozioni e sensazioni delle quali nessun disabile può e deve fare a meno».

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Pubblicato il 24 Maggio 2011
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