«Sembrava un film, ma l’ho messo al tappeto»

Gianpiero Rondina, conosciuto in paese come “Peo”, racconta gli attimi in cui se l'è vista col rapinatore della farmacia

rapina«Questa è una rapina» – e una. «E’ una rapina!» – e due….«Insomma, stavo ridendo così forte che quello lì, il rapinatore, ha dovuto ripeterlo tre – quattro volte che stava rapinando la farmacia. Poi mi sono girato e quando ho visto la pistola ho fatto uscire le persone e gli sono saltato addosso». Gianpiero Rondina, 58 anni, meglio noto in paese col soprannome di “Peo” racconta come se uscisse da un film di Bud Spencer la tentata rapina subita alla farmacia Bianchi di Cocquio Trevisago questo pomeriggio, 19 maggio. Grazie al prontezza e sangue freddo e a un pizzico di follia ha tentato di disarmare un rapinatore con in mano una pistola, e nella colluttazione è partito addirittura un colpo, andato ad infilarsi nel soffitto. Poi la fuga del malvivente fatto scappare dal Peo, che comincia a raccontare.
«Saran state le quattro e mezza, cinque meno un quarto – dice con voce tranquilla. Ero al bancone della farmacia, quella sullo stradone, vicino al bar che hanno aperto da poco. Stavo ridendo come un matto con uno dei commessi in un punto del negozio separato dal bancone. Mi sono accorto che era entrato qualcuno, ma non ci ho fatto caso: sai, quando ridi….». Poi le cose sono cambiate: «Ho sentito come in un film che uno dietro di me diceva ‘è una rapina’ ‘è una rapina’. Ho riconosciuto un accento che mi sembra di queste parti e ho pensato: ‘ma chi è sto pirla?‘. Poi mi sono girato lentamente e ho visto la pistola: sembrava un’arma giocattolo e allora ho guardato le persone dentro la farmacia e ho detto loro: ‘dai, uscite che il signore tra poco ha finito’. Una volta usciti tutti, gli sono saltato addosso, l’ho strattonato e ci siamo azzuffati».
Ed è lì che parte il colpo, ma Gianpiero non ci fa caso, non lo sente. «Mi hanno detto che ha tentato altre tre o quattro volte di sparare: io non mi sono accorto – continua – , ma l’amico con cui ridevo prima di tutto questo casino ha detto di aver sentito il cane della pistola scattare a vuoto diverse volte: tac, tac, ma niente». Poi l’assalto finale: «Ero quindi ancora convinto che fosse una pistola finta: l’ho atterrato vicino all’uscita, lui ha visto la porta ed è scappato fuori».
Così è finito il pomeriggio di Peo, che se l’è cavata con un bernoccolo e qualche contusione alla gamba.
Rondina è stato consigliere comunale con delega alla sicurezza: è lui che propose e organizzò a Cocquio Trevisago le ronde, che partirono anche sulla spinta del caso Molinari (quello delle mani mozzate). Anche per questa confidenza con le forze dell’ordine Rondina subito dopo la colluttazione ha avvertito i carabinieri e i vigili del medio Verbano, che sono arrivati in pochi minuti. E lui, il rapinatore? «Mah, non so – conclude l’uomo – aveva un casco integrale ed era più grosso di me: io sono un metro e 80. Se fosse stato senza casco sarebbe finita diversamente».

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Pubblicato il 19 Maggio 2011
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