«Voglio cambiare le cose per far vivere il mio paese»
Tiziana Petoletti ha creato una lista civica politicamente trasversale e ricca di outsider, lei compresa. Cita Kennedy, fa l'orto e vuol parlare diritto agli elettori
Stravede per il verde, e per i fornelli; le piace leggere libri gialli e parlare con la gente: Tiziana Petoletti ha messo insieme le tessere della lista “La Leggiuno che vorrei”. Il simbolo della lista si presenta infatti come un puzzle composto dalle diverse frazioni del paese; il simbolo spicca per i suoi colori sgargianti. Classe 1969, libera professionista, la incontriamo nel suo studio: un poliambulatorio che si occupa anche di medicina sportiva, poco lontano dal centro del paese.
La candidata sindaco a Leggiuno è una outsider della politica locale: sebbene in passato abbia avuto la tessera di Forza Italia («erano i tempi delle regionali, quando diedi una mano per la campagna elettorale di Massimo Buscemi») ad oggi ha lavorato per dar forma alle diverse anime che compongono la sua lista: c’è un iscritto ad Unione Italiana, alcuni stanno dalla parte del Pd; lei non si definisce certo una “donna di centrosinistra”.
Perché questa candidatura?
«Perché in questo Paese, inteso non solo come Leggiuno, in molti sono bravi a parlare e a lamentarsi che c’è qualcosa che non va. Bene, io voglio cambiare le cose. Voglio provarci. Ricorda la frase: “Non chiederti cosa il tuo paese può fare per te, chiedi cosa tu puoi fare per il tuo paese”? (copyright: Jkf, ndr) Ecco, è questa massima che mi ha spinta»
Come ha scelto la squadra che compone la lista?
«La scelta è ricaduta sulla competenza dei candidati. Potevo inserire il “tiravoti”, un catalizzatore di preferenze per ciascuna frazione, qua e là, invece ho preferito avvalermi della collaborazione di giovani e persone che conosco, e che sanno lavorare».
Quali sono le qualità che deve possedere un politico locale?
«Conoscere il territorio, saper ascoltare i cittadini, leggere le realtà complesse»
Uno dei problemi segnalati dai cittadini di Leggiuno è quello della qualità dell’acqua e della sua distribuzione: lo ritiene una priorità da affrontare? E se sì, come?
«È certamente una priorità, il fatto è che lo è stata anche in passato…. oggi intendiamo risolverlo eseguendo studi di fattibilità. Ho già incaricato un componente della mia lista, che è ingegnere, di occuparsi della faccenda e mettersi a studiare gli impianti. Subito una cosa la farei: ho eseguito di persona un sopralluogo ai bacini idrici che hanno una copertura in eternit, e sono in condizioni disastrose».
Un’altra questione rivendicata dai residenti riguarda i giovani: quale sarà la politica del comune rivolta ad essi?
«Noto un grande scollamento tra la politica e la cosa pubblica. Occorre coinvolgere i più giovani, far si che abbiano più voglia di fare per il loro paese. La consulta giovanile, per esempio, potrebbe essere uno strumento di confronto e programmazione degli interventi».
Quali sono le prime tre cose che farebbe per Leggiuno?
«Lo studio di fattibilità dell’acquedotto nuovo: è inaccettabile perdere il 60% dell’acqua in alcuni casi, prima che arrivi al rubinetto. Abbattere le barriere architettoniche, in particolare per l’accesso ai servizi e ai cimiteri. Tastare il polso per capire quali siano i bisogni di chi ha bisogno».
Come vede il paese tra 5 anni?
«Un bel gioco (sorride) posso svegliarmi da sindaco o da consigliere di minoranza…Da sindaco, vedrei certamente un paese più vivo, turistico, partecipato».
Ha uno slogan?
«La Leggiuno che vorrei, un paese migliore dove vivere in armonia».
Utilizza internet o i social network?
«Uso la rete per lavoro. Facebook non mi appassiona».
Come affronterà la campagna elettorale?
«Col sorriso, e ascoltando. Faremo incontri pubblici e cercherò di incontrare il maggior numero di elettori possibile».
La pagina dello speciale elettorale di Leggiuno
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