L’ultimo viaggio di Castiglioni “scortato” dal campione Agostini

Il grande campione ha guidato il corteo di moto che hanno accolto e accompagnato il patron della Cagiva. Tutta la cerminia funebre è stata fatta con il cuore e con il rombo delle moto che amava tanto

Funerali di Claudio CastiglioniUn lunghissimo,  assordante rombo di moto.
Questo è stato il prevedibile ma non scontato ultimo saluto da parte dei dipendenti e degli appassionati motociclisti al patron della Cagiva – e inventore di alcune delle moto mito d’Italia e del mondo – Claudio Castiglioni, morto dopo lunga malattia a 64 anni e oggi accompagnato all’ultimo viaggio con una cerimonia alla chiesa della Brunella, a Varese.
Una chiesa grande, ma non abbastanza per contenere tutta la folla accorsa per dare l’ultimo saluto. Una folla fatta non solo di istituzioni (C’erano tra gli altri il presidente della Provincia Dario Galli, l’assessore al comune di Varese Carlo Baroni) di personaggi importanti dell’economia (tra tutti, l’ex presidente del Mediocredito Lombardo Giuseppe Vimercati) o di campioni che hanno vinto tutto sulle sue moto (tra gli altri, Giacomo Agostini e Marco Lucchinelli, a sinistra nella foto a destra).  Ma fatta anche, anzi si può dire soprattutto, di dipendenti affranti – malgrado abbiano condiviso con lui anche fasi molto difficili dell’azienda – e di appassionati motociclisti accorsi a dare l’ultimo omaggio al loro mito: presentandosi, con maglie a soggetto motoristico, o di MV Agusta e Cagiva e riempiendo un parcheggio improvvisato, sul sagrato della chiesa, con modelli da lui pensati e disegnati. Marco Lucchinelli

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Un funerale bellissimo, pieno di amici e parenti: a partire dal prete che celebrava la messa insieme ad altri cinque: «Caro Claudio, ci sei voluto tu per farmi tornare in questa chiesa da cui manco da anni e che custodisce molti miei ricordi – esordisce nella predica don Valeriano, che è stato parroco della Brunella anni fa – . E devo ammettere che nella mia vita pastorale ho presieduto a tanti funerali, ma in alcuni c’è una componente affettiva che salta fuori, spontanea e prepotente: e io oggi sto provando una sofferente partecipazione per la lancinante sofferenza dei famigliari. L’amicizia con te e la tua famiglia è nata anni fa quando io, da poco parroco, ho sentito una voce gentile che mi diceva “Benvenuto tra noi, padre Valeriano sono Enrica,  la moglie di Claudio”» Da lì nacque la frequentazione tra il tycoon varesino e il prete, cattolica in maniera profonda anche se non usuale: «Mi ricordo quando la mattina veniva in chiesa in tuta, a margine di qualche corsetta, e si fermava a pregare – continua don Valeriano – Una pratica che abbiamo fatto spesso insieme, anche all’azienda di Schiranna, concludendo con una benedizione. Perchè lui era sempre preoccupato per i suoi operai, e sentiva la responsabilità delle loro famiglie».

Il figlio di Claudio Castiglioni, Giovanni, con la moglie e uno dei due figliUna attenzione sentita dai suoi dipendenti, che hanno potuto dirlo dal pulpito: «Noi vogliamo ricordare l’uomo che ci è sempre stato vicino, l’uomo che non ha mai dimenticato come la prima risorsa dell’azienda sono i lavoratori. Sapevamo con certezza che se anche il suo grande coraggio avesse portato l’azienda ad affrontare situazioni non facili, il signor Claudio avrebbe trovato la soluzione. Non ci avrebbe mai lasciati soli. La facile soluzione della chiusura delle aziende, quella del pensare solo a sé stessi, non era la sua soluzione: aveva troppo cuore per non pensare alle nostre famiglie» ha detto un responsabile degli operai, che ha testimoniato in chiesa la vita di Castiglioni insieme alla sua famiglia. Di lui hanno infatti parlato, con una quotidianità e un affetto che ha commosso i presenti, la nuora Stephanie (al centro nella foto, con Giovanni e la loro figlia Vittoria), moglie del figlio Giovanni, che l’ha reso nonno, e tre suoi “nipoti”: che non sono nipoti di sangue, ma figli di cari amici di Claudio ed Enrica, tanto in intimità da essere diventati parte della sua “famiglia” e da cui Castiglioni amava essere chiamato “zio”. La prima, rivolgendosi a lui, ha detto: «La prima volta che Giovanni mi ha portato da te era otto anni fa. Sei stato gentile, anche galante. Chissà se quel giorno già immaginavi che sarei stata la moglie di tuo figlio e che ti avrei dato due nipoti…». I ragazzi hanno ricordato innanzitutto «Quando pulivamo insieme l’acquario» e quando il piccolo lo vinceva sempre a scopa. Ricordi di una persona speciale, soprattutto umanamente.
Per questo hanno parlato loro mentre il campione Giacomo Agostini, in prima fila in chiesa, si è “limitato” ad aprire il corteo di moto che ha portato il corpo dell’imprenditore alla sua ultima destinazione. Lui e tutti gli amici l’hanno fatto nel modo più umano e amichevole che chi gli stava vicino poteva fare: avvolgendo Varese con l’assordante rombo dei suoi meravigliosi motori, che hanno portato la piccola città prealpina sulla vetta del mondo delle motociclette, contando solamente sul cuore.

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Pubblicato il 19 Agosto 2011
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