“Queste rocce hanno fotografato la preistoria”
Rudolf Stockar, direttore degli scavi sul versante svizzero del Monte san Giorgio, racconta lo stato delle ricerche. Nel 2010 era stata trovata una pianta fossile sconosciuta
Tra Varesotto e Canton Ticino c’è una porta del tempo. Si riaprirà il 29 agosto, giorno in cui riprenderanno gli scavi paleontologici sul versante elvetico del Monte san Giorgio, un patrimonio Unesco al confine tra l’Italia e la Svizzera. «Grazie ai suoi seicento mentri di successione di rocce questo luogo ha impresso nel tempo, al suo interno, l’evoluzione della flora e della fauna in milioni di anni» spiega a VareseNews il direttore Rudolf Stockar, geologo e paleontologo, che dal 2006 è responsabile della parte svizzera della ricerca sul monte. Come il versante lombardo anche quello elvetico vanta diversi tesori: «Sono ormai 150 anni che si scava in questi luoghi e in questo arco di tempo sono state realizzate diverse scoperte interessanti. Stiamo parlando di un luogo che l’Unesco ha accolto tra i suoi patrimoni dell’umanità proprio per la ricchezza che racchiude e rappresenta. Il Monte san Giorgio è importante in particolare per i ritrovamenti di esemplari vertebrati e rettili marini risalenti al Triassico. Abbiamo ritrovato trenta specie differenti di rettili, alcuni grandi fino a tre metri. A questi si aggiungono circa ottanta specie di pesci e un centinaio di invertebrati. L’estate scorsa inoltre nei luoghi degli scavi è stata ritrovata una pianta fossile finora sconosciuta alla scienza».
L’area in località Cassina, a 900 metri di quota tra Meride e la vetta, è un sito di scavo inaugurato nel 2006. Gli strati esplorati risalgono a 240 milioni di anni or sono e rappresentano un eccezionale archivio di un ambiente marino con acque superficiali ricche di vita ma dai fondali poveri di ossigeno, ideali per la conservazione dei resti animali. «Il nuovo scavo si estende su circa quaranta metri quadrati – prosegue Stockar -. Ricominceremo a lavorare a fine mese e come ogni anno proseguiremo con le ricerche per un periodo che va dalle tre alle sei settimane. Quello di Cassina non è però l’unico sito, si scava anche in altri luoghi nelle vicinanze ma essi sono meno accessibili. In questo modo riusciamo a documentare anche altri strati di suolo che finora sono stati poco considerati». Gli scavi vedranno la partecipazione di specialisti e studenti dell’Università di Basilea che affiancheranno il personale del museo cantonale e i numerosi volontari che dal 2006 partecipano regolarmente alle ricerche.
La campagna di scavo consentirà inoltre ai ragazzi delle scuole di avvicinarsi all’attività dei ricercatori con quattro giornate dedicate all’educazione ambientale (12-15 settembre) che permetteranno a diverse classi di elementare e media del Cantone di confrontarsi in prima persona con metodologie e osservazioni in un settore del cantiere di scavo riservato alle attività didattiche (i posti a disposizione delle scolaresche sono esauriti).
Per gli aspiranti archeologi il momento clou sarà domenica 4 settembre quando il sito sarà aperto al pubblico e si potranno visitare gli scavi tra le 9 e le 17. «La giornata cade quest’anno in concomitanza con l’annuale Festa di Sant’Uberto, cui è dedicata la cappella eretta a Cassina, e sarà pertanto organizzata in collaborazione con la Commissione parrocchiale Monte San Giorgio».
In caso di pioggia la giornata delle porte aperte non si terrà. Come di consueto, i risultati delle ricerche in corso sul Monte San Giorgio saranno illustrati al pubblico in occasione di una successiva conferenza. Quest’ultima, ancora da definire, comprenderà anche la presentazione di una specie fossile nuova per la scienza, rinvenuta durante le ricerche svolte nell’autunno 2010.
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