700 firme per salvare la Cà Bianca

Anche Legambiente appoggia l'iniziativa del neonato Comitato per l'Identità Culturale, Artistica ed Ambientale per evitare l'abbattimento dell'edificio di via Biancardi. Del problema si occuperà la Commissione Ambiente e Territorio

700 firme raccolte e un’audizione alla Commissione Ambiente e Territorio del Comune: questi i brillanti risultati ottenuti in sole due settimane dal neonato Comitato per la Conservazione dell’Identità Culturale, Artistica e Ambientale di Busto Arsizio, costituitosi per tutelare la palazzina liberty tra via Pisacane e Biancardi, meglio nota come Cà Bianca, destinata alla demolizione. L’iniziativa è stata presentata oggi nella sede di Legambiente, che – come spiega il presidente Andrea Barcucci – "appoggia incondizionatamente ogni tentativo per salvare questo esempio di architettura a cavallo tra i due secoli. La città ha un suo passato, un significato storico che non si può spazzare via in nome della speculazione edilizia". La signora Maria Gemma De Lellis, che abita proprio in via Pisacane, presenta così il progetto: "Sono venuta a conoscenza della situazione grazie alla denuncia dell’architetto Ferrario, e quando, tornata dalle vacanze, ho trovato il cartello che annunciava la demolizione della palazzina, ho capito che non c’era più niente da perdere. Il 19 settembre sono arrivati gli operai a staccare luce e gas, pochi giorni dopo ho costituito il Comitato e fatto stampare i volantini per pubblicizzare la raccolta di firme".

L’adesione dei cittadini è andata oltre ogni attesa: 392 firme sono già state protocollate e altre 300 sono in attesa. Il Movimento 5 Stelle ha aderito a sua volta all’iniziativa, chiedendo l’audizione di un rappresentante del Comitato alla prossima riunione della Commissione Ambiente e Territorio. Le speranze di salvare l’edificio sono poche, e proprio in questi giorni l’architetto responsabile del progetto dovrebbe rendere nota la nuova destinazione d’uso del terreno; il Comitato, tuttavia, non si ferma al singolo caso di via Biancardi e chiede anche al Comune di effettuare un censimento degli edifici di interesse storico e artistico, per poi tenerne conto in sede di redazione del prossimo PGT. "La risposta dei cittadini – dice l’architetto Ferrario – è il segnale del fatto che qualcosa comincia a muoversi, ma c’è ancora tanto da fare: a fronte di alcuni edifici che sono stati recuperati ce ne sono molti altri in stato di abbandono o non abbastanza valorizzati".

La Cà Bianca, del resto, è solo l’ultima di una lunga lista di edifici storici abbattuti negli anni: esemplari i casi della villa Bossi-Gabardi di via Mameli (1925), abbattuta negli anni Settanta, di cui oggi rimane soltanto il cancello, o la sontuosa Casa Rena (1906-07) progettata da Silvio Gambini, che un tempo faceva bella mostra di sé in piazza Garibaldi. Ma ci sono anche esempi molto più recenti, come la demolizione di Casa Reguzzoni Cascami (ritenuta, forse a torto, una semplice imitazione) o quella del Teatro del Popolo nel giugno di quest’anno. E l’elenco rischia di allungarsi a breve, visto che anche la settecentesca Casa Custodi di via Montebello è a un passo dall’abbattimento.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Ottobre 2011
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