Accordo in Regione, ripartono i cantieri dell’Arcisate-Stabio

Le ferrovie velocizzano i pagamenti all'appaltatore Claudio Salini, mentre si lavora allo stoccaggio degli inerti contenenti arsenico. L'impresa ha chiesto complessivamente 46 milioni di euro in più

«I cantieri dell’Arcisate-Stabio ripartono già domani a pieno regime». Così l’assessore alle infrastrutture Raffaele Cattaneo ha annunciato, al termine di una riunione fiume, l’accordo raggiunto sulla ripresa dei lavori per la nuova ferrovia tra Valceresio e Canton Ticino, bloccati da una settimana. Cattaneo parla di due «pregiudiziali» alla base dell’accordo: da un lato la ripresa dei lavori in tempi brevissimi (per venire incontro anche alle esigenze degli abitanti della zona), dall’altro un impegno preciso dell’azienda appaltatrice, la Claudio Salini spa, a evitare di rompere il contratto: «L’istanza di rescissione del contratto è sospesa e resa inefficace negli effetti e sarà revocata non appena verificato l’accordo di oggi» (nella foto: il momento della firma).

I problemi al cantiere erano di due tipi: da un lato la questione relativa ai pagamenti, dall’altro il "problema-arsenico" e i costi aggiuntivi per lo smaltimento degli inerti scavati. L’accordo è stato stretto tra RFI (società della rete ferroviaria, committente) e l’appaltatore Claudio Salini spa, ma anche con i Comuni (da Varese su su fino a Porto Ceresio e Viggiù) e con i sindacati.  RFI s’impegna innanzitutto a sbloccare i pagamenti sulla parte di lavori già realizzata: di 36 milioni, 8 sono stati pagati, altri 12 saranno messi sul piatto nei prossimi giorni, «con l’intervento – spiega ancora Cattaneo – di Fercredit (finanziaria del gruppo FS), una riunione è già fissata per venerdì».

L’altro grande fronte riguardava invece il problema degli inerti da smaltire: nelle rocce che vengono incontrate nel sottosuolo c’è elevata concentrazione di arsenico. Una parte del materiale sarà riutilizzata nella costruzione dell’opera (i rilevati su cui in alcuni punti correrà la ferrovia), ma la maggior parte sarà invece smaltita rovesciandola all’interno delle cave del territorio, ad Arcisate e Viggiù, permettendo così di "chiudere" i buchi causati da decenni di escavazioni. «Tutto questo – spiega ancora Cattaneo – provocherà un costo aggiuntivo, stimato dall’ impresa in 20 milioni di euro, che però dovrà essere quantificato sulla base di riscontri oggettivi». Un bell’aggravio, a cui si aggiungono le previsioni da parte dell’impresa di altri 26 milioni di euro, su cui si aprirà anche in questo caso una verifica nell’ambito delle procedure d’appalto. «Certo non possiamo impiutare all’impresa oneri che non sono responsabilità dell’impresa. Così come nessuno può pensare di caricare ulteriori costi in futuro» ha chiarito Cattaneo di fronte a Claudio Salini e al rappresentante di RFI.

Insomma: l’opera sarà più costosa, ma dovrebbe garantire sicurezza ambientale e tempi certi. Soddisfazione è stata espressa dai sindacati (edili di Cgil, Cisl e Uil) e dalla Provincia, rappresentata dall’assessore Piero Galparoli. I Comuni attendono fiduciosi, soprattutto nella speranza di un rispetto dei tempi. A questo proposito Cattaneo – affiancato nel corso della conferenza stampa dall’ingegner Claudio Salini e dal rappresentante di RFI, ing.Marzano – ha specificato che lo sforzo di regia della Regione «vuole garantire data conclusiva 2013 già indicata» nel giugno scorso come deadline per la consegna. Si riuscirà a rimanere nei tempi? Cattaneo è ottimista ma chiarisce: «Faccio mie le parole del consigliere di Stato elvetico Marco Borradori: se ci saranno 3 mesi di ritardo non ci stracceremo le vesti nè in Italia né in Svizzera, vista l’importanza dell’opera». E alle voci più critiche della politica elvetica, che hanno bollato lo stop ai cantieri come ennesima dimostrazione della «Italietta inaffidabile», l’assessore risponde che il completamento dell’opera sarà invece «l’ennesima dimostrazione della validità del metodo lombardo».

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Pubblicato il 25 Ottobre 2011
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