«Arcisate-Stabio, speriamo non sia un’opera “all’italiana”»
Martedì l'incontro in Regione per risolvere il blocco dei cantieri. In Valceresio si aspetta la ripresa: "Abbiamo sopportato i disagi pensando al bene di tutti. Ma non vogliamo un'opera incompiuta"
In Valceresio si guarda con apprensione al blocco dei lavori per la realizzazione della Arcisate-Stabio: nella mattina di martedì a Milano, al Pirellone, è in programma l’incontro tra l’assessore regionale alle infrastrutture Raffaele Cattaneo, i vertici di RFI e l’appaltatore capofila, la società dell’ingegner Claudio Salini. Obbiettivo: far ripartire in fretta i cantieri della ferrovia, che stavano filando spediti da ottobre dello scorso anno, dopo una lunga fase di preparazione.
Anche gli abitanti della Valceresio – ci vivono in 30mila, molti lavorano tra Milano, Varese, il Canton Ticino – seguono con apprensione l’evoluzione. «Abito ad Arcisate da sempre (ormai quasi 30 anni) e da 2 anni lavoro a Milano» ci racconta Erica Franzosi. «Purtroppo ho dovuto fin dal primo giorno utilizzare la mia auto per poter arrivare a Varese e prendere i treni, il caso ha voluto che iniziassi questo lavoro esattamente 9 giorni dopo la chiusura della ferrovia Porto Ceresio-Varese (nella foto: la vecchia stazione di Induno, che è stata abbattuta). Da studentessa ho usufruito per anni di quella tratta. Certo le corse non erano frequenti, soprattutto in certe fasce orarie, ma il servizio era tutto sommato sufficiente e soprattutto molto molto utile». Dallo scorso anno molto è cambiato, per Erica e per centinaia di altri pendolari della zona. «Dover prendere l’auto per percorrere ogni mattina i 5 km che separano casa mia dalla stazione di Varese è sconfortante, soprattutto per una persona come me che è molto sensibile ai problemi ambientali».
Cosa significa, concretamente, convivere con i cantieri? «I disagi che vivo quotidianamente, per essere pratica, sono principalmente due: quelli dell’ingorgo che si forma tra S.Cassano e S.Pietro fino alla rotonda con la nuova tangenziale, all’inizio di Via Vanetti, e il problema del parcheggio una volta arrivata a Varese». Il problema riguarda anche Varese e le istituzioni: «Ogni mattina mi ritrovo ad incrociare le dita sperando che in zona Biumo ci sia qualche posto libero… spesso però, anche stamattina, mi ritrovo a dover parcheggiare in zona disco. E passo la giornata nella speranza che poliziotti e ausiliari non passino di lì. Credo che sarebbe buona cosa se le zone vicine alle stazioni fossero riorganizzate in modo da creare più parcheggi liberi».
Ma sarebbe sbagliato bollare tutto come una protesta e una lamentela di chi vorrebbe tutto sempre uguale e immobile. «Nonostante tutto – racconta ancora Erica – l’ho fatto con energia e positività dal primo giorno: vedere che i lavori per la Arcisate-Stabio procedevano era per me fonte di grande gioia, e non esagero usando questo termine. Orgogliosa che la nostra piccola valle potesse finalmente arrivare ad ospitare un’opera di questa importanza e che tutti noi potessimo finalmente arrivare a usufruire di un servizio moderno, ben organizzato e utile. Fino a qualche giorno fa, prima del blocco dei cantieri, tutti i disagi si sopportavano senza troppa difficoltà, c’era uno scopo e sentivo di fare anche io la mia piccola parte. E sarò felice di farlo anche in futuro, fino a quando i lavori non saranno terminati». (Nella foto: il cantiere sull’area dove sorgeva la stazione di Induno).
«La tristezza, lo sconforto e la rabbia nascono nel momento in cui si vedono i cantieri fermi, un territorio devastato e nessuna certezza per il futuro. Nascono assieme alla paura che forse sarà un’altra opera “all’italiana”, un’altra opera incompiuta o compiuta male con inevitabile perdita del s’solito’ fiume di denaro pubblico. Cioè anche mio! La speranza è che in tempi brevissimo tutto torni a procedere e che le date di consegna siano rispettate, o almeno non troppo posticipate».
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