Da via Milano a via Tonale, sempre per Varese
Robertino Ghiringhelli ricorda l'opera di Ernesto Redaelli a cui sono dedicati gli spazi di via San Francesco
Imprenditore e uomo legato alla sua terra, Ernesto Redaelli ha saputo coniugare l’operosità tipica dell’imprenditore varesino del primo Novecento con un non comune senso civile e culturale del suo territorio e dei suoi abitanti.
Nelle sue diverse cariche pubbliche, da consigliere provinciale a presidente dell’Aci provinciale, da presidente dell’azienda di soggiorno e turismo a semplice cittadino è sempre intervenuto con grande garbo, ma anche con decisione ferma nei momenti da lui giudicati significativi per la sua Varese.
Non possiamo non ricordare le battaglie per salvare gli affreschi di Arcumeggia , per rilanciare la Collegiata di Castiglione Olona, per difendere l’integrità del Sacro Monte, per recuperare la Madonnina in prato di Biumo Inferiore. Accanto a ciò va ricordata anche la sua attività a sostegno della tipicità imprenditoriale varesina che lo vide spesso in battaglie contro corrente come nel caso delle vicende del Credito varesino. Ernesto Redaelli ha sempre difeso il legame tra gli imprenditori e il territorio. Il suo impegno spaziava in ogni campo della vita sociale come nel caso della scuola Einaudi per cui aveva voluto una nuova sede visto che si trovava in un edificio del tutto fatiscente. Il tutto con grande generosità e in silenzio.
Aveva un occhio di riguardo e dispensava aiuti per i politici che stimava al di là della loro appartenenza e schieramento.
Non possiamo però non aggiungere anche, e da lassù il dottor Ernesto ne sarà contento, che come imprenditore era sempre attento alle novità, ma in primo luogo aveva a cuore le esigenze della sua azienda, La tipografica Varese, e dei suoi dipendenti.
Ebbe una grande attenzione verso il mondo dell’editoria e gli dispiacque molto il disinteresse del mondo imprenditoriale varesino verso lo storico quotidiano locale.
Queste peculiarità e il forte legame con il territorio lo portarono a ricoprire anche cariche nazionali e spesso era solito dire: “Roma è caput mundi, ma quando torno a Varese mi sento a casa”.
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