Ecco gli uomini che rifanno il trucco alla montagna
Compie trent’anni la squadra antincendio, fatta di volontari rendono più sicure strade e sentieri dei boschi della Valcuvia
Le dure mani di Armando Clivio che girano la polenta nel paiolo di rame servono anche a carezzare le montagne della Valcuvia. Come un cavallo che va sistemato con ruvida striglia, anche i sentieri che portano da Orino al Forte, a Cabiaglio, a Cerro, vogliono cura e attenzioni. Ma la montagna è una bella donna, a cui per rifare il trucco ci vogliono le maniere forti.
Ci sono gli “stravacconi” da pulire, una sorta di solco diagonale sui sentieri col compito di raccogliere l’acqua, che quando scende a valle con forti piogge può fare danni. Poi quella mulattiera da sistemare, ma anche le vespe da mandar via da un sottotetto in paese, i bacini idrici da sistemare, i fossi da regimentare.
Questi lavori, svolti nel cuore del Campo dei Fiori, vengono fatti da trent’anni a questa parte da un gruppo di volontari. Ecco la loro storia, raccontata in una domenica pomeriggio a parlare di montagna di fronte alla polenta e al cinghiale di questi boschi, e per salutare una coppia di sposini, Sandro Agnisetta (segretario del gruppo da trent’anni a questa parte) e Marisa , che oggi, come cinquant’anni fa, si baciano, mezzo secolo dopo il loro sì.
«Non è una protezione civile vera e propria – spiega il sindaco Cesare Moia – somiglia di più ad una Onlus che ha come obiettivo la tutela del territorio: certo il lavori del Gruppo Antincendio è preziosissimo per la tutela del territorio».
Alle pareti c’è una foto dai colori sbiaditi: si vede una dozzina di uomini in montagna: baffoni, camicie a scacchi, scarponi; tra loro ci sono due tra i fondatori oggi ancora attivi, Emanuele Bulbo e Domenico Martinoli, che nel lontano 1981 diedero vita alla squadra.
«In quella foto eravano alla "seconda pineta" (una delle due strade che dal Piano delle Noci porta al Forte di Orino nda) – raccontano. Erano altri tempi, anche eprché avevamo sulle spalle qualche anno di meno».
Momenti felici e spensierati, volti un po’ affaticati ma con la soddisfazione del lavoro ben fatto, oggi come allora.
«Ora siamo una trentina di soci in tutto, abbiamo un deposito piuttosto fornito di attrezzature presso le ex scuole (in cui, visti gli ultimi episodi a Laveno Mombello e Gemonio, è attivo un efficace sistema antifurto); c’è un pick-up e le radio – racconta Ferruccio Zaninetti, presidente del gruppo. Quattro di noi hanno anche l’accredito "Aib", vale a dire la preparazione per svolgere compito di antincendio boschivo. Il compito della squadra rimane comunque quello di operare in montagna per lavori di consolidamento, pulizia, taglio: insomma una serie di azioni che tengano sotto controllo e monitorato lo stato dei nostri boschi».
Come lavorano quelli dell’antincendio? Ci si inscrive al gruppo e quando viene programmata un’uscita si organizzano gli apparati e le dotazioni, poi parte un avviso via sms e al mattino alle 8 – salvo qualche ritardatario – la domenica si parte su jeep e trattori per arrivare in montagna o nei punti destinati all’intervento. Di solito l’attività è sospesa durante l’inverno; l’ultima uscita programmata è per la mattina del 23 ottobre dove sono previsti lavori in montagna.
Un lavoro da duri? «Ma no – risponde Domenico Martinoli, 73 anni – più che altro “da giovani”. Aspettiamo tanti ragazzi e ragazze con qualche ora a disposizione per venire a darci una mano: non è necessario saper fare, quel che è richiesto è la buona volontà».
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