Ho imparato a fare i gioielli dagli etruschi

Andrea Benvenuti è un artigiano orafo che si ispira a modelli antichi. Alla mostra dell'artigianato artistico varesino porterà il simbolo della fortuna che ispirava la civiltà dell'Etruria

La bellezza non ha tempo. La dimostrazione di questa affermazione la potete trovare nelle teche del museo etrusco di Viterbo o in quello di Vulci. Spille, anelli, orecchini, gioielli prodotti più di duemila anni fa, che mantengono intatto tutto il loro fascino e splendore.
Andrea Benvenuti, artigiano orafo di 39 anni, quel fascino prima lo ha subito e poi lo ha trasformato nel suo valore aggiunto. Nel laboratorio di Cavaria con Premezzo, infatti, realizza gioielli ispirati a quegli antichi modelli.
La storia professionale di questo orafo è curiosa. Dopo aver frequentato nel 1986 il primo corso diurno di oreficeria all’istituto professionale di Gallarate, ha lavorato per undici anni in un laboratorio, senza però avere grosse soddisfazioni. «Non era quello che volevo fare  – spiega Andrea- perché lì si faceva produzione in serie, mentre io volevo qualcosa di più artistico».
Il giovane stringe i denti fino al 2000 e poi decide che quel posto non fa per lui. Cambia lavoro, un limbo che durerà quasi sei anni, fino a quando rientra ancora in un laboratorio di oreficeria a Gallarate. «Quella pausa – spiega Andrea – mi ha fatto bene, perché ho imparato a trattare con i clienti e a seguirli nelle loro richieste. Insomma, anche se facevo altro non è stato tempo perso».
Il richiamo dell’autonomia nel lavoro è pari all’amore che Andrea ha per i gioielli. E così a 36 anni, dopo aver fatto due conti in tasca, decide di fare il grande salto: «o adesso o mai più» dice tra sè e sè. Apre un laboratorio di oreficeria a Cavaria con Premezzo, scegliendo un nome originale, Sion antique treasures, che rievoca tesori e ricchezze passati. In effetti, lui ha in mente i gioielli dell’antichità, oggetti però capaci di esprimere per forme e colori una modernità assoluta.
«Mettersi in proprio – racconta Benvenuti – è stato abbastanza traumatico, ma anche stimolante. Si impara molto, soprattutto dalle brutte esperienze. Però essendo in proprio ho potuto cominciare a sperimentare l’oreficeria antica, in particolare quella degli etruschi che facevano cose pazzesche e di una complessità notevole, tanto che alcuni gioielli non sono riproducibili».
Andrea è dinamico: frequenta corsi di oreficeria etrusca a Montepulciano, studiando le tecniche basilari usate sui metalli preziosi. Da un’insegnante giapponese impara le tecniche per la decorazione con lo smalto cloisonné, una lavorazione di origine bizantina.
«Non è semplice – continua l’artigiano- bisogna provare e riprovare, ma io ho tenacia. Il mercato in questo momento non è un granché, perché la crisi ha colpito tutti. Io porto le mie creazioni soprattutto in Lombardia, ho venduto qualcosa in via Montenapoleone. Le cose però mi vanno meglio con Internet e i social network che mi hanno permesso di stabilire contatti all’estero. Ciò che è difficile far passare è che nelle mie riproduzioni, non è tanto il materiale che conta, quanto tutto lo studio che c’è dietro. Ad esempio, risalire alle famiglie a cui appartengono certi gioielli è difficile, in genere si data il periodo. Dall’ottocento in poi, con i tombaroli in azione, non sono più riusciti a ricostruire una mappa precisa. Spesso si riescono a datare i gioielli grazie alle decorazioni che compaiono su vasi e altri oggetti».
Alla mostra dell’artigianato artistico varesino (22 e 23 ottobre Ville Ponti , Varese), Andrea esporrà un ciondolo in stile etrusco con una pietra tagliata a forma di scarabeo.«Io quando espongo un lavoro – conclude l’orafo – indico sempre il sito archeologico dove puo’ trovare gioielli di quel periodo. Perché lo scarabeo? Perché porta fortuna. Gli etruschi sono stati uno dei primi popoli ad essere veramente uniti e quindi mi auguro che porti fortuna anche a noi italiani che forse arriviamo da lì».

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Pubblicato il 21 Ottobre 2011
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