Il profumo della farina calda appena macinata non si dimentica

Il nuovo romanzo di Armido Malvolti, sarà in libreria dopo il 21 ottobre. È la saga di un uomo e della sua famiglia con una forte ed emblematica presenza di un terzo personaggio, un vecchio mulino

La storia della letteratura evidenzia in quale misura i narratori abbiano scelto di ambientare il racconto nei loro luoghi amati. E oggi abbiano quantità di scrittori di pianura, mare, monte e lago, di città e di paese; molti ci hanno lasciato indelebili affreschi di territori e di comunità che per noi, aldilà della vicenda alla quale essi hanno fatto da sfondo, rappresentano anche stimolo a visitarli e conoscerli. Cesare Pavese me lo rivelò appieno un breve viaggio da curioso nelle Langhe; anni dopo quelle colline avrebbero agevolato anche il mio incontro con i personaggi e le storie di Beppe Fenoglio,
Raffaele Crovi che ha lasciato tracce profonde nella cultura italiana come scrittore, editore e manager, per anni ha abitato a Varese ma si considerava figlio dell’Appennino reggiano: ecco perché egli è stato riferimento e ascoltato consigliere per una ricca schiera di animatori culturali, dall’eccellente profilo, di un territorio montano stupendo, dove per tradizione il pensiero e la scrittura sono stati e sono coltivati con vero spirito di servizio alle comunità.
Non deve allora sorprendere se in un humus simile un autodidatta abbia già pubblicato, con successo, due romanzi e in questi giorni ne presenti un terzo, affidato a una casa dei piani alti dell’editoria nazionale, la Aliberti di Reggio Emilia.
Il profumo della farina calda “ (Aliberti Editore) è il titolo del romanzo di Armido Malvolti, in libreria dopo il 21 ottobre, 400 pagine, 18 euro.
È la saga di un uomo e delle sua famiglia con una forte ed emblematica presenza di un terzo personaggio, un vecchio mulino che a differenza di altri suoi “colleghi”, celebri grazie a Riccardo Bacchelli e George Eliot, non ha macinato né drammi né dolori agli uomini e dopo essere stato abbandonato ritrova l’antico splendore per testimoniare ai giovani la nobiltà dei sacrifici fatti dalle vecchie generazioni e per indicare la positività di una rinnovata amicizia con le valli e i boschi, con una vita che dal passato che spesso calpestiamo ha ricevuto una spinta importante a riappropriarsi di valori accantonati dal vivere di corsa dei giorni nostri.
Armido Malvolti ha eccezionale capacità descrittiva e una sensibilità che gli permettono di offrirci sbalorditivi, freschi, palpitanti incontri con la realtà di un tempo certamente non remoto, di quando la situazione era accettabile solo per i proprietari terrieri.
Il protagonista del romanzo aveva apprezzato il profumo della farina appena macinata, ma essendo riuscito a studiare, forse per primo in tutto il territorio, si sarebbe affermato emigrando in Argentina. Il ritorno al suolo natio dopo l’esperienza della feroce dittatura militare, apre la fase della riscoperta di luoghi mai dimenticati, una riscoperta però nella sua famiglia non da tutti condivisa.
Dietro la trama del lungo racconto, davvero avvincente, non c’è molta fantasia, ma la memoria di testimoni credibili, le vicende nazionali, una guerra sanguinosa e il vissuto personale di Armido Malvolti.
Nel “Romanzo di una fisarmonica “ ovvero la vita di Paolo Gandolfi, strumentista di fama mondiale, Malvolti aveva rivelato attitudine al racconto-verità. Questa volta si supera : riesce a far sentire il profumo della farina calda appena macinata anche a chi non lo conosce.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Ottobre 2011
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